Vola libera di Nicoletta Vallorani
Anna Vanzan se n’è andata. I posti vuoti si moltiplicano in questo Natale di assenze, ombre che si affollano mentre ci affanniamo a dare un senso alle cose. Servono parole impossibili, che non arrivano comunque a tradurre una nostalgia vissuta alla lettera come il dolore di un ritorno che non avverrà. Da una parte, occorre dire le cose come sono. Non ci si misura con la morte. Non c’è un significato e neanche un riscatto. Il corpo che non c’è più è un’assenza (di abbracci, di contatto, di relazione costruita con gli strumenti umani che abbiamo, di risate e di discussioni, di incontro). Dall’altra, quando alcune persone se ne vanno, quel che resta è moltissimo: un tesoro inestimabile cui è difficile dare un nome.
Anna Vanzan se n’è andata. Ripensare all’accidentalità del nostro incontro, in un’accademia paradossale, che fa così tanta fatica a riconoscere il talento vero e che tuttavia è il luogo che abito e dove appunto ci siamo trovate. Mi ricordo le risate e il furore. La rabbia per non essere riconosciuta e determinazione nel proseguire la ricerca, continuare a pubblicare libri e a imparare cose. I fili dell’amicizia si sono annodati così, attraverso empatia e conoscenza. Sono le esperienze più belle.
Anna Vanzan se n’è andata, ma resta al centro della storia che lei stessa ha scritto. Rimetto insieme immagini e ritratti, navigando sul web. Tiro giù libri dagli scaffali, ammucchiandoli sulla scrivania, quasi che possano riprendere corpo, ricostruire il suono di una voce. Scorro le pagine sottolineati dei libri che ho sottolineato, discusso, recensito. Le donne di Allah (2010) mi ha conquistata definitivamente a un mondo che non conoscevo affatto. Tra La storia velata (2006) e Figlie di Shahrazad (2009) mi sono resa conto di aver perso un pezzo di mondo, che non avrei mai trovato se non avessi avuto il privilegio di leggere queste storie. Ci sono state le imprese condivise, come Sole a Teheran (Fereshteh Sari, 2014). Lo abbiamo voluto, noi di Tessere Trame e l’editore di Ed.It, Umberto Coscarelli. Lo abbiamo protetto, questo libro difficile, e accompagnato nel mondo. I discorsi sospesi tra un’Italia inconsapevole del suo radicato patriarcato e un Iran smarrito nelle molte rivoluzioni incompiute, si è creato un territorio di confronto. Troppo ignorante per capire davvero, troppo occidentale per rendermi conto, ho seguito storie di altre donne in altre culture, imparando.
Le parole restano, Anna. Le parole, quando sono oneste e competenti, ed empatiche, restano. Le parole diventano viaggio. Sulle tracce del Diario persiano. Viaggio sentimentale in Iran (2017), abbiamo incontrato un paese del quale non avevamo idea, un posto di giardini segreti, di poesia sublime e di donne velate. Resistenti, mai domate.
Anna Vanzan se n’è andata, e ha vissuto in due mondi diversi, raccontandoli bene entrambi. Era difficile trovare il modo giusto per farlo. Anna Vanzan ci riesce. Cercate i suoi libri. Imparate un universo straniero, che però è anche nostro, non nel senso che ci appartiene, ma nel senso che ci somiglia ed è diverso, dunque interessante.
Anna Vanzan se n’è andata. Anna Vanzan c’è. Resta. Vola libera, amica mia.
© Nicoletta Vallorani, 2020