Due passi e un salto lungo. Carezza a Micky. Tre passi a gambero. Tabellina del quattro. Mamma che piange, mamma che ride, che racconta di me a nonna per telefono.
A me piace stare in casa, a lei non tanto.
Dice che non è per la ricrescita, la spesa che manca o i peli dappertutto, dice che si tratta di Salvatore. Lo dice a nonna.
Due passi, salto lungo e canestro nel cestino della carta che aveva prima bucato e poi appeso dietro la porta della mia stanza proprio lui: Salvatore Pennestrì, maestro di sostegno di Jessica; quello che arrivava in classe e faceva ridere tutti quanti con le sue storie sui coyote.
Salto a piedi uniti, atterraggio su una gamba provando il canestro; scusa Micky, ti ho fatto spaventare: fatti dare una carezza.
«Renato lascia stare il gatto!»
«Sì mamma.»
Le storie sui coyote erano l’unica cosa bella del fatto di uscire da casa e andare a scuola. In una videochiamata, ieri, me ne ha raccontata un’altra, ma che non ho capito bene. Poi mamma mi ha mandato qui a giocare e li ho sentiti ridere. Mamma non rideva mai prima di Salvatore cioè fino a tre mesi fa.
A me piace stare in casa, a lei no.
Ha detto a nonna che ha paura che la quarantena la faccia dimenticare, giusto ora che si erano trovati. E che chissà per quanto tempo si dovranno vedere così, con le videochiamate, senza una pizza, o i film qui sul divano. Proprio adesso che si erano conosciuti al colloquio scuola-famiglia.
Quattro salti con una gamba sola fino al lettino con biscotto in bocca ma per metà. Mamma che piange, mamma che ride, che mi chiama: la raggiungo con tre passi e un salto lungo verso il corridoio. È in diretta con Salvatore che ha gli occhi rossi e mi vuole salutare.
«Ciao campione!»
«Ciao Salvatore. Perché la stella cometa muore e il coyote sopravvive?»
«Cerchiamo di capirlo assieme: c’erano una stella cometa e un coyote. I due avevano iniziato una gara: ogni notte – il coyote da una rupe e la stella su dal cielo – si raccontavano le rispettive vite. La stella diceva sempre il vero. Il coyote spesso sapeva anche inventare. Ma col passare del tempo la stella si stancò, mentre le storie del coyote erano sempre vive e appassionanti. Così la stella si arrese spegnendosi.»
Tre passi a gambero, orecchie tappate, carezza a Micky, orecchie di nuovo tappate.
A me piace stare in casa, a mamma fa schifo.
L’ho sentita di nuovo piangere ma Salvatore le ha raccontato una storia, lei prima ha riso un sacco, poi gli ha chiesto se è vera come quella della stella o finta come quella del coyote.
Io spero che sia finta. Mi pare di aver capito che con quelle si dura di più.
©Katia Colica, 2020