Tristezza della meditazione, avvicinami la trappola dei bisogni, perché ne voglio fare uso. Sarà l’università del mio dispiacere, una lacrima che prende fuoco. La guasta leccornia dell’impellenza. Il desiderio che si tramuta in desiderio.
Mestizia del pensare, rendimi partecipe dell’incongruenza, perché il disordine mi allieti. Sarà l’inquietudine della mia quiete, l’umiltà del concreto che ignora i richiami dell’astrazione. La crudeltà del concreto che sevizia la stella della sera.
©Davide Marchetta