Se io non avessi tempo, forse, ti libererei.
Inghiottita dalla fretta saprei lasciarti alle mie spalle
interrato dentro quello scrigno in granito
in cui ti ho abbandonato un pomeriggio
di mille anni e sette ore fa
senza riuscire davvero a dirti
cosa saresti se fossi qui, daccapo.
Se io non avessi tutto questo tempo
adesso, pensa padre, come saresti lontano
poggiato dietro una tendina di tulle
nascosto dal vaso di garofani in plastica
la foto a mezzobusto opaca di povere.
Se io ora, padre, non avessi questo tempo
da sprecare, sparpagliare sui marciapiedi
come un semente germogliato a stento,
da scuotere giù dalle finestre la sera
assieme alle briciole della tovaglia
o da ricamare dentro l’asfalto molle dell’estate
e andassi di fretta tra una fermata di metro
un gesto al taxi con le chiavi di casa in mano
la busta della spesa labile come una carezza,
il passo svelto e incerto, il vento che mi spettina
e il trillo feroce del telefono che mi inchioda
pensa: ti lascerei persino andare.
©Marco Costantino opera fotografica
©Katia Colica testo