
Se c’è una parola che racchiude il senso stesso della vita è respiro. Un’azione involontaria che ci
accompagna dal primo vagito all’ultimo istante della nostra parabola umana. Ad essa, sia nella funzione di verbo che di sostantivo, si legano frasi e detti popolari, che affondano le loro radici nella notte dei tempi. Purtroppo la civiltà del materialismo e del consumismo sfrenato, soffocata dalla sua frenetica quotidianità, ha perso conoscenza dell’importanza e dei benefici del respirar bene.
È ciò va inteso sia in senso fisico che mentale, nelle discipline orientali i due aspetti sono strettamente connessi e il pranayama ne è l’esempio più fulgido. Va da sé che la stragrande maggioranza della popolazione continuerà a vivere la propria esistenza inseguendo la materialità, ma per chi ha come obiettivo la crescita spirituale sono concetti noti. Alla parola respiro mi piace associarne almeno altre due libertà e viaggio, perché respirare significa anche non aver sospesi con la vita e il viaggio è l’essenza stessa della ricchezza.
Questi i miei pensieri dopo l’attento ascolto dell’album Respiro firmato dal chitarrista Joe Pisto e dal fisarmonicista Fausto Beccalossi. Il duo, la cui caratura è internazionale e la cui collaborazione ha superato abbondantemente il decennio, propone quello che potremmo definire un viaggio interiore: l’esperienza fisica che diventa esperienza interiore e in questo caso anche arte. La musica con la sua forza evocativa disegna paesaggi nei quali ognuno può trovare / ritrovare le emozioni, le sensazioni, i volti che la memoria ha sepolto.
La musica colora i ricordi e la frammentarietà è probabilmente resa con l’improvvisazione caratteristica del jazz, ma in realtà gli otto brani rispecchiano una composizione più variegata che va dal valzer al flamenco, dalle sonorità mediterranee alla musica colta. Respiro è un album dalla bellezza cristallina, che narra di emozioni a chi alle emozioni sa dare un nome e un senso. L’altra parola che mi è venuta in mente ascoltando l’album è natsukashii, parola giapponese che indica colui che guarda al passato non con malinconia ma con la gioia di aver vissuto un determinato momento.
©Fortunato Mannino