UN AMORE DI PLASTICA
Non è cattiveria, credimi. È che io con la vita non ci vado d’accordo.
Avevo un canarino di nome Pinky. Me lo regalò mio padre all’inizio di una calda estate. Saltellava da una stecca all’altra, era bianco con uno spruzzo di rosso sulle ali.
Fagli prendere aria buona, è il tuo primo animale domestico, abbine cura, mi disse lui con lo sguardo dell’insegnate di vita.
E io mi dissi che sì, ce la potevo fare.
Così presi la gabbia, quella mattina di luglio, e la misi all’ombra sul balcone.
Respira, Pinky, dissi.
Andai a prenderlo verso le due del pomeriggio. Morto. Il sole aveva girato. L’ombra non c’era più.
Non è cattiveria, credimi. È che io con la vita proprio non ci azzecco.
Avevo una tartaruga di nome Clotilde. Ma la regalò mio padre all’inizio di un freddo inverno. Strabuzzava gli occhi e zampettava, era verde con una griglia gialla sul guscio.
La tartaruga è un animale solenne, va lenta perché può vivere per tanto tempo, non metterle fretta, mi disse lui con lo sguardo del maestro zen.
E io mi dissi che sì, ce la potevo fare.
Così diventai un compagno fidato per Clotilde, le davo i gamberetti essiccati e mollica di pane.
Mangia, Clotilde, dissi.
La trovai un giorno zampe all’aria. Morta. Indigestione. La mollica, con l’acqua, non fa tanto bene.
Non è cattiveria, credimi. È che io con la vita proprio ci faccio a testate.
Avevo un cane di nome Klaus, e un gatto di nome Elvis. Poi un’iguana di nome Sylvester e un criceto di nome Woityla (feci scegliere il nome a mia nonna).
Io ci provo, ad amare, e a modo mio ci riesco pure. Però succede sempre che qualcosa vada storto.
Non sei per nulla obbligata a comprendermi. Quasi non sento il bisogno di insistere.
Tu sei speciale. Abbi solo un po’ di pazienza.
Una volta che ti avrò gonfiata, staremo per sempre insieme.
Solo, la valvola: proprio non me l’aspettavo che te l’avessero messa qui.
(Carmen Consoli – Un amore di plastica)
© Alessandro Morbidelli, 2017