Playlist [1] di Alessandro Morbidelli

©Pyramid Song, foto di Alessandro Morbidelli
©Pyramid Song, foto di Alessandro Morbidelli

PYRAMID SONG

Campo Santa Margherita è nero e rosso cupo. Un’oscurità fratturata sulla pelle da lanterne e da scintille. Come se il sangue fosse fuoco, come se ogni ferita fosse una festa.
Abbandono un passo dopo l’altro sul selciato, tutt’intorno corpi in movimento, accaldati dall’alcool, nervosi per l’amore, rabbiosi e mansueti come belve in un torpore di brace.
Il Carnevale degli studenti è quello in cui le maschere hanno le fattezze dei propri volti, in cui non serve cambiare aspetto per essere chiunque altro si voglia essere. Il Carnevale degli studenti è quello che si muove come un fiume tra le calli di Venezia, saziandone ogni nicchia, riempiendone ogni fessura, succhiandone ogni luce. Il Carnevale degli studenti galleggia sui canali e sui fondi di bicchiere, luccica sulle superfici delle pietre e sui denti che si sono appena sfiorati.
Mi sono tuffato nel fiume e cosa ho visto? Angeli con gli occhi neri che mi nuotavano accanto. E sopra, una luna fatta di stelle. Corpi che si muovono. È la danza segreta di una città intera.
Poi lei mi prende per mano. Non so chi sia, non l’ho mai vista prima, non l’ho mai nemmeno sognata, o letta nelle pagine di un libro. Il calore del suo tocco è un ristoro che mi scioglie le ossa, addormentando ogni ostilità. Si avvicina e si sporge verso di me. Mi lascia un bacio sulla guancia, un soffio di labbra appena, e sorride. Nessun rumore. Nessun imprevisto. Tutto è come Venezia vuole che sia. Non c’è niente di cui aver paura. Niente da dubitare.
«Dove dormi, stanotte?» mi chiede.
Non le rispondo. La osservo e riconosco nella vena gonfia del suo collo il luogo in cui Dio mi pensò per la prima volta. I capelli mossi e castani sono legati dietro la nuca. Hanno punte d’oro e di rame.
Sappiamo entrambi che tutti i nostri amori sono qui, in questo momento. Quelli che abbiamo avuto e quelli che avremo d’ora in avanti.
Le sfilo lo zaino dalla schiena. Nel farlo, sfioro le spalle con le dita. Una privazione di peso che è insieme abbraccio e accettazione. Perché i nostri corpi vicini sono inevitabili e necessari. Come quando la normalità si abbandona agli eccessi della bellezza. Anche questo Venezia lo sa.
Così camminiamo verso casa mia, senza che lei abbia mai sentito la mia voce, senza la fretta di chi non ha tempo o di chi pensa già al domani. C’è tutto il tempo del mondo per noi, nel Carnevale degli studenti. Non c’è niente di cui aver paura. Niente da dubitare.
La corrente ci accompagna verso il mare, il fiume di notte e di brace ha cambiato il suo fluire solo per celebrare questo nostro incontro. Saliamo scale. Oltrepassiamo ponti. Varchiamo soglie.
Nella penombra di una camera con il letto sfatto, respiro il suo odore nudo. Alla mia pelle è dedicato il suo calore. È tutto così inevitabile e necessario, che per un attimo capiamo ogni cosa.
Ci muoviamo come fiumi che si incontrano nel mare, saziamo ogni nicchia, riempiamo ogni fessura, succhiamo ogni luce.
«Stanotte dormo qui…» le dico quando ha già abbandonato il volto sul mio collo.
Ed è così. Chiudo gli occhi mentre in cielo splende una luna fatta di stelle. E dormo.
Un sonno così profondo che è figlio e madre solo alla morte.

©Alessandro Morbidelli, 2016

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