D’IO
Dio mi parla ma non sempre Lo ascolto. Ho da lavorare, io, non posso sempre ascoltare tutti. Dio mi dice che vorrebbe avermi vicino, che bravo come sono Lo aiuterei. Perché io mi ricordo tutti i nomi. I nomi di chi è nato, di chi è morto, di chi deve pagare i suoi debiti… E cosa dice la preghiera? Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori… ma se non conosci i nomi, come fai? Io li conosco tutti, i nomi. E Dio lo sa, per quello mi vuole vicino a Sé. Ma non ho tempo, non ho tempo. Ho le mie rose da curare e i miei segreti da scrivere su un quadernetto con la copertina blu. I miei segreti non li conosce neanche Dio.
Un segreto è: mio padre mi tiene a dormire con sé. Manda la mamma a dormire con mia sorella Agata e lui dorme con me.
Vuole vicino solo me. Un po’ come Dio. Papà mi vuole bene e mi abbraccia sempre, tutte le notti, tutta la notte. Mamma è gelosa e grida che chiama i carabinieri, ma non lo ha mai fatto perché io piango e le dico che voglio stare con papà che se lei chiama i carabinieri mi butto sotto il treno. Veramente è papà a suggerirmi di dire queste cose a mamma, però funziona e lei i carabinieri non li ha mai chiamati.
Dio mi parla anche quando poto le mie rose. Gli piacciono molto, ma ha sempre qualcosa da dire sul concime che uso, allora io mi arrabbio e smetto di ascoltarLo. Io so come curare le rose.
Un altro segreto è: ho scritto tutti i nomi dei vicini di casa e li ho dati al Giovanni, il capo delle camice nere del nostro palazzo. Non proprio tutti i nomi, solo quelli che s’incontrano a casa dei Baralli e parlano male del Duce. Papà lo invitano sempre e anche lui parla male del Duce, ma poi quando torniamo a casa mi fa l’occhiolino e mi dice. «Li abbiamo fregati anche stavolta». È lui che mi detta i nomi e poi mi manda dal Giovanni. Adesso è tanto che non s’incontrano più dai Baralli. Di uomini non ce ne sono più e le donne, come dice sempre mamma, hanno altro da fare che stare a perdere tempo a chiacchierare.
Dio mi parla e a volte Lo ascolto. Mi ha fatto gli auguri anche l’altro giorno, quando ho compiuto diciotto anni. Mi ha detto: «Saverio, sei tra i miei preferiti e non vedo l’ora che tu stia con me».
Un altro segreto è: ho visto mia sorella Agata nuda e mi è venuta voglia di toccarla. Ma lei non mi ha visto. Si stava spogliando per andare a dormire. Avrei voluto infilarmi nel letto con lei e tenerla abbracciata e accarezzarla come fa papà con me. Ma poi ho pensato che lei dorme con mamma e allora sarà lei a tenerla stretta. Mi è venuto da piangere però quando papà mi ha chiamato per andare a letto. Papà mi chiamava e io non riuscivo a muovermi. Mi veniva da piangere e da vomitare. Volevo scappare, non so perché. Volevo scappare con Agata, lontano. Ma poi ho pensato che nessuno curerebbe le mie rose, nemmeno Dio che ha già tanto da fare.
La potatura delle rose è importantissima. Ci sono rose di cui si eliminano i rametti che hanno già fiorito e altre che invece bisogna tagliarle ben bene. Le rose sono fiori delicati. Per quello hanno le spine. Per difendersi.
Papà vuole sempre che stia con lui, anche di giorno adesso. Dice che nessuno mi vuole bene come me ne vuole lui. Neanche la mamma o Agata. Nemmeno Dio. Ma Dio dice che nessuno può amarmi quanto mi ama Lui. Che Lui è i Padre di tutti i padri.
La voglia di scappare lontano cresce ogni giorno. Anche senza Agata. Non so perché ma non mi piace più che papà mi voglia con lui. Mi sento che mi manca il fiato quando mi chiama e sogno sogni cattivi.
Un altro segreto è: piango tutti i giorni mentre curo le mie rose. Piango e piango e smetto solo quando Dio mi parla e mi dice che mi aspetta perché io sono bravo e ha bisogno di uno come me che sa tutti i nomi e sa curare le rose.
Un altro segreto è: ho deciso che Lo accontento. Domani.
© Barbara Garlaschelli, racconto edito