NichelOdeon+Borda – Quigyat

Spesso si commette l’errore di pensare che il progresso tecnico sia una discriminante evolutiva. La cruda verità è che il progresso ha dato comodità, ha allungato la vita (almeno a quelli che hanno disponibilità di denaro o che vivono nel mondo occidentale), ha ampliato le frontiere della conoscenza, ma l’umanità continua a mantenere nel proprio DNA istinti meschini e una ferocia inaudita, che è direttamente proporzionale all’evoluzione tecnologica. Una violenza che non risparmia nessuno e nessun ambito della quotidianità, ma che trova nell’idea di guerra la sua massima espressione. I libri di storia scandiscono con la freddezza tipica dei numeri le devastazioni che in ogni epoca l’umanità si è autoinflitta in nome di falsi ideali o peggio in nome di un dio. Ci si è inventati diciture e definizioni eleganti come danno collaterale, intervento mirante a esportare democrazia, disubbidienti, obiettivi mirati, guerra giusta o guerra sbagliata a seconda di chi attacca, per celare o giustificare stragi d’innocenti o discreditare chi manifesta per la pace. La storia non ha insegnato mai niente a nessuno, forse perché il nostro tempo è limitato e della memoria collettiva importa poco a tutti o forse perché egoisticamente è più facile dimenticare anziché
ricordare.

Ma perché il sistema funzioni perfettamente è necessario un altro elemento: l’ignoranza.

La formula magica per creare pecore in un mondo dove la conoscenza è a portata di mano è molto
antica: panem et circenses. Gli anfiteatri hanno soppiantato i teatri! Ma in un quadro di estrema decadenza conforta constatare che vi sono artisti che continuano a produrre opere di altissima qualità e che continuano titanicamente a ricordare alla gente il ruolo dell’arte e il senso del bello.
Uno di questi è certamente Claudio Milano, che in questo 2024 ancora da concludere ci ha regalato diversi e interessanti lavori. Quello che presento oggi s’intitola Quigyat e lo ha realizzato con i
NichelOdeon + Borda, nome d’arte del batterista e compositore Teo Ravelli. Quigyat è un album
costruito su composizioni già presenti nella discografia della band, ma che messe insieme danno
vita ad un concept sulle vittime innocenti dei conflitti. Quigyat è la parola con cui gli Inuit della
Groenlandia indicano l’aurora boreale e che secondo le loro credenze non è altro che l’insieme degli
spiriti dei bambini morti violentemente o nel giorno del loro compleanno. Un monito inascoltato
che s’incarna nel monologo Alla Statua dei martiri di Gorla. La memoria ci riporta alla mattina del
20 ottobre 1944, quando una bomba amica squartava la scuola di Gorla provocando la morte di 184
bambini oltre che di insegnanti e personale della scuola. 184 bambini e altrettante famiglie
devastate da bombe amiche che ricordano quelle che giornalmente devastano i territori di mezzo
mondo. Una poesia che ha il merito non solo di tener vivo il ricordo ma soprattutto quello di
suscitare in chi ascolta quella che i greci chiamavano catarsi. È il passaggio per me emotivamente
più forte dei cinque che compongono l’album, ma i restanti non sono da meno. Di Claudio Milano
possiamo esaltare facilmente le sue qualità vocali, la sua capacità di sublimare in un unico
spettacolo arti diverse, ma questo concept così intenso esalta un altro aspetto della sua poliedrica creatività: la scrittura. Tra i brani presenti nell’album segnalo anche una evocatrice quanto
malinconica reinterpretazione di L​ò​s P​à​jaros Perdidos di Astor Piazzolla. Quigyat viene pensato
nell’ambito del progetto A.N.F.O.R.E. (A new form of European recital) ed è stato quasi tutto
registrato dal vivo, ma il disco è differente da quella che è stata la rappresentazione. Claudio
Milano
ha voluto sperimentare le potenzialità offerte da uno studio di registrazione e
dall’elettronica e per questo ai sempre bravi NichelOdeon, che creano le atmosfere dentro le quali
gesti e parole trovano una loro dimensione, si affianca quella di Borda.
Quigyat è il classico disco che dimostra sia come nell’arte tutto possa rigenerarsi, ma soprattutto ne
esalta il valore evocativo. Lode a chi lo ha concepito e lode anche a Snowdonia dischi che lo ha
pubblicato anche in vinile.

©Fortunato Mannino

Claudio Milano
NichelOdeon
Teo Ravelli
Snowdonia dischi

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