La speranza che Charlie Brown, ogni 14 febbraio, mostra nell’aprire la sua cassetta delle lettere è uguale alla speranza del mondo intero: un bambino grande che nutre sogni da grandi e si scontra con delusioni e nevrosi dentro una commedia umana dai toni lirici.
Per lui San Valentino è una specie di banco di prova, la giornata giusta per scoprire se è stato ˗ se non amato ˗ almeno accettato da un mondo in cui sembra un’impresa titanica semplicemente integrarsi. La festa, quindi, non ha sicuramente la forma di un pacco regalo con nastri dorati, non è nemmeno una cena galante: il giorno degli innamorati, per ogni Charlie Brown sparso a vagare per il mondo, è l’attesa, forse eterna, di quel biglietto poetico scritto a mano.
«Nessuna “valentina” lì dentro?» chiede Charlie Brown alla cassetta delle lettere che riecheggia la sua frase. «Niente fa eco come una cassetta postale vuota», conclude. E davanti un’altra delusione il suo creatore gli mette in bocca una frase tanto amara quanto reale, monito per ogni antieroe, per ogni combattente invisibile: «Quando non ricevi mai lettere d’amore devi far finta che qualsiasi cosa sia una lettera d’amore».
Rilevando la grandezza poetica di queste strisce Umberto Eco scrisse:
«Se poesia vuol dire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, allora Schulz è un poeta. Se poesia è individuare caratteri tipici in circostanze tipiche, Schulz è un poeta. E se poesia fosse soltanto trovare un attimo privilegiato e su di quello improvvisare in una avventura ininterrotta di variazioni infinitesime, così che dall’incontro altrimenti meccanico di due o tre elementi possa scaturire un universo sempre nuovo, cantato senza pause, ebbene anche in questo caso Schulz è un poeta. Più di tanti altri».
Charles M.Schultz morirà poche ore prima di San Valentino dell’anno 2000, lasciando una striscia pubblicata in tutto il mondo, nella quale affida a Snoopy, seduto sulla cuccia a battere i tasti della sua macchina da scrivere, il compito di salutare per sempre i suoi lettori.
Contrapporsi al giro d’affari mondiale che questa festa ha provocato, quindi, è semplice quanto il gesto di aprire un libro di poesie e coraggioso quanto il bambino dalla testa troppo grossa che, tra tutte le sue paure, non ha certo quella di esprimere i suoi sentimenti. Quindi, dopo aver sfogliato il testo scelto, toccherà leggere bene le liriche, leggerle tutte; ricominciare. E, infine, scegliere quella che parla proprio di quella persona che si ama, di quell’amicizia che ci salva, di quel legame che sembra così perduto, lontano. O semplicemente annebbiato.
Per poi copiarla in un biglietto rosso e farne una “valentina”.
©Katia Colica 2016