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La medicinadi Anna Martinenghi Infrangibili. Le persone dovrebbero nascere infrangibili: rimbalzare quando cadono, ammaccarsi sulla superficie, ma rimanere intere. Invece noi umani non lo siamo per niente e oggi che dovrebbe essere il giorno più felice della mia vita mi sento a pezzi. Sono rimasta intera alla festa del dipartimento,leggi »

  Non questa voltadi Katia ColicaCASTELVECCHI EDITORI Mio padre gestiva un buco di bottega alimentare al mercato coperto di via Filippini. “Spina Generi Alimentari” diceva l’insegna, la prima cosa che ho imparato a leggere. Avevo circa quattro anni, lui spesso mi svegliava ancora prima dell’alba e mi portava con sé.leggi »

  La spalla era ormai guarita, però la fiacca era rimasta su tutto il braccio. Talvolta gli scivolava di mano il bicchiere e il gomito sembrava pesante. Così aveva preso accordi con il giovane dottore che aveva aperto lo studio proprio nella stanza accanto a quella del medico di famiglia,leggi »

Journeymandi Ygor Varieschi Joe Burden entra dalla porta come un orso ferito, e quando sente il suono di una campanella per un istante si ferma. Ha un occhio pesto e chiuso, lividi sulle tempie e delle mani grandi dalle falangi un po’ storte che appoggia sul bancone, ma senza farleggi »

Il giorno del fuocodi Anna Martinenghi Non tornavo in questo cortile da quarant’anni, eppure, con poche varianti è lo stesso posto dove sono cresciuta. Più piccolo però. Sono rimasti il tiglio e la magnolia, non c’è più il salice che ho amato e hanno sostituito il porfido con gli autobloccanti.leggi »

Alla maniera di Diodi Katia Colica Camminavano; col freddo che faceva, poi. Le porte delle case di cartone non volevano aprirsi: non c’è posto, gli dicevano. Li pensavo malfermi nel loro essere statuine, le gambe di gesso affondate nella neve spray: lui stava sotto un cielo di cartone decorato aleggi »

Vola libera di Nicoletta Vallorani Anna Vanzan se n’è andata. I posti vuoti si moltiplicano in questo Natale di assenze, ombre che si affollano mentre ci affanniamo a dare un senso alle cose. Servono parole impossibili, che non arrivano comunque a tradurre una nostalgia vissuta alla lettera come il doloreleggi »

Gentile Governatore, questa lettera non ha pretese. Al contrario, mi sento un po’ Billy Pilgrim e un po’ Forrest Gump mentre guardo questo tempo disgraziato e ragiono, che è pratica desueta, ma  a volte necessaria. Però, come sa, per ragionare occorre aver studiato, essersi formati, aver acquisito l’umiltà che rendeleggi »