FUORI LUOGO
Ti ho conosciuta una sera, tantissimi anni fa.
Il nostro primo incontro fu fugace, giusto il tempo di maturare un’impressione di fascino e languore.
Fu seduzione al primo sguardo. Voglia di abbandonare la folla e seguirti, incantata.
Stipulammo un tacito accordo: sarei tornata, un giorno. Da sola.
Ma non fu facile. Eravamo sempre troppo distanti.
Fu complicato far quadrare occasione, tempo e modo; ma la donna, quando ama, è una ladra paziente e così, un giorno, riuscii a sfilare una possibilità nuova di zecca dalle tasche del Fato, mentre lui era distratto a giocare a dadi altrove.
Arrivai in treno. Un viaggio elettrico, durante il quale, per ciascun chilometro divorato dalla motrice, assaporai un misto di trepidazione e timore, quel tributo di fremiti nello stomaco che si paga ad ogni prima volta: un groviglio di sensi e di pensieri.
Mi accogliesti alla stazione, con un abbraccio caldo ma scostante. Per un attimo temetti di essermi sbagliata, di aver frainteso il nostro muto dialogo di quella sera.
Mi fermai un attimo, spintonata sul marciapiedi affollato, solo per guardarti di soppiatto. Eri come ti ricordavo: bella e altera.
Iniziai a camminare, esitante, gli occhi rivolti a un cielo di un azzurro quasi oltraggioso.
Tu mi prendesti per mano, costringendomi a regolare il mio passo da nordica sul tuo, insulare.
Forte di quella stretta, ti permisi di dettare il tempo dell’andatura, di scandire il ritmo del mio respiro. E fu amore.
Ti percorsi, ti accarezzai, ti attraversai tutta.
Respirai il tuo odore salato, a tratti acuto, aspro.
Dilatai il tempo, mi smarrii nel suono della tua voce dissonante: musica lenta e ipnotica, sussurri e stridori.
Camminammo a lungo, fianco a fianco e istante per istante io rubai il tuo calore conservandolo sulla mia pelle, protezione e lascivia impresse a lungo nella mia memoria.
Ti lasciai a malincuore, sull’orlo della notte.
Negli anni, sono tornata a cercarti, a percorrerti con l’identico languore di quella prima volta e la certezza che non potrò mai avere pensieri lineari in una città barocca.
© Maria Elena Poggi, 2017