Qualche tempo fa l’Associazione Culturale Tessere Trame aveva avviato una collaborazione con la casa editrice Editpress di Umberto Coscarelli. TT curava una collana dal titolo ControCanto, dentro la quale sono stati pubblicati alcuni libri molto belli (tra i quali La scomparsa delle madri di Gilda Pozzati e Sole a Teheran di Fereshteh Sari tradotto da Anna Vanzan).
Nel 2011 ci venne l’idea (“ci”, inteso come TT) di chiedere ad alcune tra le grandi autrici italiane di scrivere un racconto/monologo mettendosi “nelle scarpe” di un’artista famosa (scrittrice, cantante, pittrice…). Nacque così Mappe sulla pelle (2012), un’antologia meravigliosa che portammo in giro per l’Italia (un pezzetto, almeno) e che ci riempì d’orgoglio per vari motivi: la qualità letteraria della raccolta; la bellezza del lavorare insieme; tutto ciò che riuscimmo a costruire attorno a questo piccolo gioiello.
Così ho deciso – con il consenso delle autrici – di ripubblicarlo qui, su Sdiario. Vi assicuro che è davvero un gioiello e la lettura setttimanale dei racconti vi incanterà. Quando leggerete i nomi delle autrici capirete anche il perché.
Buona lettura.
Barbara Garlaschelli
Una voce tutta per sé
a cura di
Tessere Trame
Un piccolo spazio
Nel 1929, una donna inglese di buona famiglia e di grande intelligenza scrive qualcosa di ovvio e, per ciò stesso, rivoluzionario. Sostiene cioè che vi è un diritto che è sempre stato negato alla componente femminile della società: il diritto a uno spazio espressivo autonomo, dove la parola, il gesto artistico, la volontà creativa possano dipanarsi a disegnare la trama – di attesa o di lotta inesausta – che è la storia delle donne. Lo spazio c’è da sempre, nei fatti, ma è l’angolo vicino al focolare, il luogo dal quale le nonne raccontano le favole che dovranno insegnare alle bambine a farsi donne e dunque a tacere, da grandi, in attesa che un giorno, un uomo qualunque inventi – sulla base di uno stereotipo collaudato – il loro modo di stare al mondo.
Virginia e le altre
In questa sopravvivenza silenziosa che non è vita, Virginia Woolf e altre coraggiose aprono la strada a un manipolo non troppo sparuto di donne eccellenti che costruiscono un pezzo per volta il puzzle complicato che l’orizzonte artistico femminile. Lo fanno con parole, immagini, musica. Raccontano storie scandalose perché inconciliabili con quel che ci si aspetta da una donna. Rivendicano la legittimità di una musica femminile. Usano quello che sanno fare meglio – abiti e storie, canzoni e sculture, teatro, poesia, corpo – per guadagnare una piccola, necessaria visibilità. E nel tempo, attraverso un lavoro certosino e ostinato, costruiscono una tradizione dalla quale noi tutte abbiamo imparato un modo diverso di stare al mondo.
La costola di Adamo
C’è un dato che non bisogna dimenticare: la storia delle donne si lega al loro corpo, fatalmente. C’è una fisicità invadente che definisce l’esperienza femminile e la connota, nella cultura occidentale, come “derivata”. Siamo nate dalla costola di Adamo, dicono. Siamo una creazione di secondo grado, fatta di avanzi e funzionale al maschio della specie. Siamo destituite di autonomia, schiave della luna, condannate e benedette dalla maternità, deboli, violabili, emotive. Siamo, in altri termini, fisicamente inabili all’autonomia. Nel mito e nella quotidianità più disperata, il nostro vivere è segnato da violenze che lasciano il loro segno sul corpo, cicatrici che disegnano mappe misteriose, davanti alle quali il maschile spesso si ritrae, spaventato da un eccesso di complessità che fraintende per assenza di razionalità.
E tuttavia questa mappe sono anche, crediamo, la nostra forza. Esse si trasformano, nel gesto creativo di innumerevoli artiste, letterate, scienziate e donne eccellenti, in un atto di libertà.
La costruzione delle Mappe
Per costruire Mappe sulle pelle, Tessere Trame è partita da qui, da questo atto di libertà. E lo ha fatto suo. Abbiamo pensato cioè che valesse la pena di rispolverare alcune voci importanti nella storia culturale, artistica e politica delle donne. Per sceglierle, abbiamo giocato con lo stereotipo che ci vuole emotive, istintive, prive di logica. Abbiamo invitato ciascuna delle autrici dei testi raccolti in questo volume a scegliere un profilo femminile, un’artista amata e che in qualche modo aveva rappresentato un riferimento, un modello, una donna per qualche motivo paradigmatica, un punto di partenza. Poi abbiamo chiesto alle autrici di indossarne la voce e l’identità e di provare a raccontarsi. Ne è risultata una straordinaria esperienza di condivisioni intrecciate, identificazioni con una differenza dentro.
Chi è chi
Nella finzione narrativa, Maria Rosa Cutrufelli è Anna Kulishoff. Barbara Garlaschelli è Joyce Carol Oates. Daniela Piegai è Artemisia Gentileschi. Carmen Covito è Eleonora Duse. Olivia Corio è Ella Fitzgerald. Elena Varvello è Alice Munro. Daniela Losini è Coco Chanel. Nicoletta Vallorani è Angela Carter. Donatella Diamanti è Virna. Chicca Gagliardo è l’ombra di Alda Merini.
Voices
Ma ciascuna di loro parla anche con la propria voce, facendo quel che si deve fare con un modello riuscito: imparando attraverso l’esperienza di un’altra come sia possibile essere vive, e libere. Nelle voci che ciascuna di noi ha imparato ad amare, abbiamo cercato una traccia della nostra, la tonalità perduta, la vita che avremmo voluto vivere o quella che abbiamo concretamente vissuto. Perciò questo libro è anche un pegno di gratitudine nei confronti di donne eccellenti che in un modo o nell’altro ci hanno insegnato alcune elementari strategie per reagire alle offese della vita. E un invito a scoprirle, capirle meglio, farle entrare nel nostro quotidiano. Perché questo è la lettura: un repertorio di esperienze travolgenti che mai potremo fare e che tuttavia rientrano nella nostra storia.
È per questa strada che la stanza tutta per sé di Virginia Woolf diventa, appunto, una voce tutta per sé: la voce delle donne, furente o cheta, ironica o tragica, sussurrante o declamatoria. Una voce sola fatta di tante note, preziose perché diverse, che in queste pagine non si confondono mai. Si armonizzano, piuttosto, nelle tante vite delle donne che a queste voci hanno prestato un corpo e un senso.
©Tessere Trame, 2019