L’ultima notte dell’anno

Le bollicine del prosecco stanno svanendo nei bicchieri del servizio buono, quello delle occasioni speciali e delle cene con gli amici, mentre da fuori i botti ci ricordano che fra meno di tre ore saluteremo il nuovo anno.
Doveva essere una semplice cenetta a due: dopo il tour de force di pranzi, cene e aperitivi con amici e parenti, l’agognata intimità. Luci soffuse, Diana Krall in sottofondo, vino e piattini stuzzicanti da cui spizzicare.
Non è andata esattamente così.
Cinque dita stampate sulla mia guancia sinistra si gonfiano regalandomi un altorilievo purpureo e un’aria buffa e tragica allo stesso tempo.
Mentre tu strilli, a me viene da ridere, ma devo trattenermi, perché lo percepiresti come un gesto di spregio nei tuoi confronti e invece è solo un modo per non farmi travolgere dallo squallore della situazione.
Ho mentito e ti ho tradita: come nelle peggiori telenovele, con la tua migliore amica.
Anche se urli, le tue parole mi arrivano a tratti, come se le mie orecchie operassero una selezione dal fiume in piena che esonda dalle tue labbra. “Schifo”, “tradimento”, “fiducia”.
Poi mi arriva una frase intera: «Adesso devi scegliere: o me o lei».
Tu: dieci anni di borghese tranquillità, le vacanze a Jesolo, forse un figlio, la comodità della consuetudine.
Lei: l’ignoto di baci nuovi, il respiro mozzato di incontri rapidi e brucianti, il cuore che esplode e il ventre che si fa magma.
Tu gridi. Io socchiudo gli occhi.
Fuori da queste quattro mura botti, qualche risata, le note di un motivetto dozzinale che arrivano dal condominio di fronte.
Senza aggiungere una parola, mi accendo una sigaretta, prendo la giacca e scendo in strada.
Aspiro due boccate e raddrizzo le spalle.
Scelgo me stessa.

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©Viviana Gabrini
©Immagine Pixabay

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