Lib(e)ro chi legge [3] Dente per dente di Francesco Muzzopappa recensito da Antonella Zanca

Leggere è evadere; non proprio fuggire in un mondo ideale, il più delle volte è girare pagina, spegnere la luce troppo vivida sulle proprie disgrazie e prepararsi a vivere quelle di altri, su pagine scritte, inventate oppure no.

La letteratura di evasione, non esiste, esiste solo chi riesce o non riesce a farci sorridere di disgrazie altrui. Tanto più queste sono scritte in modo mirabile, tanto più sorridiamo di noi, dello specchio in cui chi scrive è riuscito a farci sbirciare.

Francesco Muzzopappa, mente: ci vorrebbe far credere che tutta la storia di Dente per dente sia un’ironica presa in giro di un ragazzo certo poco felice. La sua storia, invece, è storia di riscatto, di rivalsa, di trionfo. Trionfo di noi deboli e un po’ sfortunati che attraverso il percorso di questo giovane custode di un museo immaginario (ma non troppo) ci ritroviamo a riflettere su tutte le cose che non ci piacciono di vite degli altri, di banalità condivise. Facciamo il tifo per lui, mentre continuiamo la lettura facendo fatica a interromperci e non smettiamo di volergli bene, neppure nelle cadute pulp che vogliono, col loro punto più alto, portare un gradino più su anche la nostra riflessione.

Sarà pensiero profondo, spostando un po’ di lato la testa, atteggiando le labbra a un sorriso un po’ storto di chi sa, anche se è consapevole di non poter cambiare la realtà ma solo fotografarla.

Tre cose magistrali, che voglio sottolineare senza raccontare, che è troppo importante possiate scoprire tutto voi, pagina per pagina:

  1. Il guardiano del museo che non sgrida gli utenti che sbagliano (chi fotografa, chi tocca le opere, chi alza la voce) ma li costringe a rientrare nei ranghi solo grazie a uno sguardo intenso, chiaro, esplicito. Mirabile la perfezione del gesto e l’affermazione della giustizia senza sopraffazione.
  2. Il nome del museo immaginario, talmente folle da sembrare vero (e la conseguente ironia sull’arte moderna che molti di noi sentono di poter condividere, finalmente liberi da etichette).
  3. La pagina di ringraziamenti e scuse che, proprio perché viva e vera, è ricca di tutto ciò che volevamo sentire

Se volete leggere per stare bene, potete credere a Muzzopappa:  si sente il sudore su ogni frase, su ogni pagina, per prenderci il cuore, con un sorriso, con la maestria di un Wodehouse nostrano, con la provincia nel cuore, ricordando che tutti noi siamo parte della sua storia.

© Antonella Zanca, 2017

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *