L’esteta sta finendo

Estenuanti sortite marine agitano  granelli di sabbia nel turbinio di poco spaziose autovetture. Logori tramonti creano ostacoli sconcertanti per l’avvenire instancabile. Foto-ricordo finiscono nel cassetto con l’argenteria e diventano romanzo, epopea, ceneri da disperdere dall’alto di cime analitiche. Nei silenzi spregiudicati  delle notti estive, ogni disperazione è condannata, i racconti  degli inferni privati abitano negli  sguardi consapevoli del morto. La veglia funebre va avanti fra spire oscure. Nessuno è stato invitato. Solo la vittima battezza la prosecuzione dell’enigma. Che prosegua il caos originato dal caos! I giorni feriti, le lacrime nude vengono infilati dentro una clessidra. Il tempo si muove a tentoni
passa attraverso restringimenti, infine scivola dentro se stesso. Il cadavere è ancora affamato di torture. Legge tomi di polvere.
Partecipa agli ammutinamenti della memoria confusa. Si crede vivo e paga balzelli ingiusti, pigioni esorbitanti per cripte piovose e profonde fosse in cui nemmeno abita.

©Davide Marchetta

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