WANNABE
«Secondo me David Bowie l’ha ucciso Carla Bruni quando ha cantato “Absolute Beginners”.»
«Ecco perché Bob Dylan non si trova. Le è bastato miagolare “Blowin’ in the wind” su Instagram e ci siamo giocati il premio Nobel”.»
«Guarda che ha chiamato: ha detto che non aveva parole.»
«Snob Dylan. Secondo me il premio non lo ritira, così non corre il rischio che Carla canti ancora per lui.»
«Quanto sei cinica…»
«Penso solo che tutti vogliono fare tutto. La Carlà è stata bella da morire, ai suoi tempi e si è baciata un rospo per diventare première dame all’Eliseo. I bonus se li è già giocati, ora la dovrebbe smetterla di fare la wannabe.»
«Wannabe?»
«Massì: vorrei-ma-non-posso. Canta con la colica renale, si spara un faro in faccia per spianarsi le rughe, si copia-incolla su Instagram e il giorno dopo internet parla di lei.»
«A me pare che sia tu quella che rosica…»
«E vorrei ben dire: a cosa ci è servita una laurea, un corso di specializzazione e tante pacche sulla spalla? A fare le cassiere insieme? Sabato, domenica e festività? A sistemare un camion di barattoli di pelati e fagioli?»
«Dai, la segretaria di Caprotti si è beccata settantacinque milioni.»
«Non mi risulta che Caprotti abbia lasciato milioni alle sue cassiere. E comunque i soldi non faranno la felicità, ma qualche sfizio te lo levano. Hai visto l’ultimo film con Maryl Streep, quello in cui interpreta la soprano stonata?»
«Maryl Streep potrebbe interpretare tutto, persino la storia di una cassiera acida dell’Esselunga …»
«Non prendermi per il culo! Guarda che è una storia vera: una ricca ereditiera stonata come campana, che se ne sbatte di tutto e di tutti. Incide dischi, dà concerti e alla fine riesce a cantare persino alla Carnagie Hall. Poi dimmi che i soldi non servono!»
«Di certo aiutano. Però la tipa doveva avere un gran carattere: una wannabe che ha voluto moltissimo.»
«Dici che abbiamo speranza pure noi, allora?»
«Certo! Le prime cassiere insignite del Nobel per aver messo l’offerta speciale sui pelati!»
«Io preferisco i brizzolati, lo sai…»
© Anna Martinenghi, 2016