06.
Sono giorni che giro per il norditalia, perché non ho preso un aereo? Forse per schiarirmi le idee, per vedere un po’ di gente, per apprendere quella consapevolezza del cambiamento che spero prima o poi arrivi. Intanto, proseguo sulla A4.
Ed eccola finalmente, Milano.
Dicevano fosse grigia, il tramonto la tinge di rosso. È silenziosamente triste, anche le sue fontane sono tristi. Sembra che il tutto sia interminabile, che gli alberi imbraccino i passanti con le loro ventiquattrore, che i tram trasportino pesci rossi, e che siano le automobili a dirigere il passo ai pedoni.
Alle 18 meno venti il buio ha infestato la città: il suono di serrande che cade all’unisono e l’abbaio di un cane incazzato per il passaggio dell’autobus. Neanche la fortuna di trovarsi a spasso e lungo i Navigli.
Attendo Ignazio, mi ospiterà per la notte. Dice che anche da lui in banca sono iniziati i licenziamenti, e pensare che dopo l’impiego pubblico quello in banca era considerato il posto sicuro.
Scopro, inoltre, che a 4,5 km da via Brioschi, dove mi trovo, c’è la Centofiori, qui Moresco e Tonon parleranno di “Circuiti celesti”. Vorrei esserci, ma domani mi attende una nuova tappa. Ho il calendario in caldo. Ci penserà Clara (Chiara, ndM) venti giorni dopo a regalarmi I canti del caos con dedica di Moresco.
Il viaggio continua.
©Raffaele Rutigliano, 2014