Il Papa ha un ufficio stampa che cura la sua pagina social su X, ovvero, ciò che abbiamo sempre conosciuto come Twitter e infatti nelle informazioni di profilo troviamo scritto “Benvenuti alla pagina
Twitter ufficiale di Sua Santità”. “Alla Pagina”. Non mi piace moltissimo, ma non stiamo qui a tagliar la punta al sigaro.
Il Santo Padre ha pensato realmente le parole che vengono trascritte nei post, sono estratti da omelie o interviste, esternazioni pubbliche, appunti, considerazioni generiche, un “tutti i frutti” buono per
scaldare gli animi degli afflitti, bacchettare governi e potenti senza far nomi e ricordare che va bene tutto, vi amo e mi state simpatici però la donna ha un suo posto che non è alla guida di una congrega
e i gay devono cominciare a fare le persone serie.
Quando ha tempo si fa passare un telefonino e legge i commenti alle sue esternazioni. Non sono poi così tanti, una media di settanta risposte, punte di centoventi ma solo in rari casi, metà dei quali lo
annoiano e vengono sorvolati con rapidità.
Amen, cuori, fiori, crocifissi stilizzati, una gif animata con Edwige Fenech vestita da suora, immagine di santino con Gesù caucasico… un attimo, era Edwige Fenech vestita da suora? Torna su, la osserva,
ride, continua a leggere con animo più leggero.
Un utente scrive solo “benedicimi”, lui fa un gesto veloce sullo schermo del telefono e va oltre, pensando “contento lui!”.
Qualcuno equivoca il senso della frase, altri non conoscono il contesto, parlano di geopolitica con le nozioni di seconda elementare che comunque sono andate perse da trent’anni.
Si sofferma su una frase “Continuiamo a pregare e invochiamo per tutti la verità, l’unico garante degno di lode e GLORIA!”, la rilegge più volte sospettando che le proprie origini sudamericane lo stia
traendo in inganno, perché quella proposizione sembra quasi celare un significato profondo, non banale. Valuta bene ogni parola e capisce che non è una questione di idioma, sta proprio leggendo una
cagata. Va oltre.
I poteri forti, emoji a forma di insetto, si aggiusta gli occhiali, guarda con attenzione, emoji a forma di ramoscello d’ulivo.
Frase della buona notte con citazione finto-Cristo su sfondo blu scuro, quattro barchette attraccate al molo con una corda, chiaro di luna, commenta a voce alta «dovrebbe evocare le figure di Andrea,
Pietro, Giacomo e Giovanni al porto di Terracina: Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini, cozze e calamari», sorride.
Cita «Lei è un ipocrita, le preghiere non servono ci vogliono i fatti, aiuti concreti non inutili frasi di rito», accenna un sorriso e risponde «ma infatti, dico io! Adesso il Santo Padre si toglie l’abito, si fa
prestare una tuta antiproiettile e ferma le guerre a mani nude.
Guarda come intercetto i proiettili, uh ecco, fermo una bomba con un calcio rotante, vedi? Faccio un salto e acchiappo tutti i droni al volo. Fatto.» È infastidito. Si infila una mano in tasca, estrae un
pacchetto di Tic Tac, ne infila due in bocca e subito ci ripensa.
Facciamo tre, la Trinità.
«Ne vuoi una?»
Il ragazzo alza la testa dal suo I-Phone «no, grazie Frensis, a posto così.»
Il Papa ricomincia a scorrere la sua home e il rumore di mentine tormentate nella sua bocca diventa più insistente «perché mi citano Giovanni Paolo II? Che c’entra lui se io scrivo un pensiero generico sulla vicinanza del Signore? Non avrà mica il copyright, no?»
«Leggimelo Frensis, che hai scritto?»
«Allora: Chiediamo la grazia di vivere una relazione di amicizia con il Signore, di vedere Gesù come il nostro Amico più grande e fedele che non ci abbandona mai, bla bla bla… e un Nonsochi risponde
“Non abbiate paura”, come diceva il nostro Giovanni Paolo II”… e senti qua, finisce con “grazie Giovanni!”, capito? Ma perché?»
«Io avrei scritto Karol.»
«Non ho capito, io non posso aver pensato questa frase? Guarda che è roba da Papi, lo diciamo tutti. Mi ascolti?»
Il ragazzo alza gli occhi «sono su Twitter pure io, sto leggendo i commenti. C’è uno che ti manda in Palestina.»
«Ci sono stato.»
«Il solito che vuole sapere dove sta Manuela Orlandi.»
«Digli che lo vorrei sapere pure io.»
«Uno ti chiede se i bambini uccisi siano stati abbandonati da Dio perché non hanno chiesto la Grazia.»
«Eh?»
«Sì Frensis, la solita questione, perché Dio permette che i bambini muoiano? Perché permette il Male?»
«Sarebbe una gran cosa se Dio impedisse le tragedie, ci manipolasse come bambolotti. Pensa, ci prende tra le mani e ci fa dire cose sensate, ci impone di essere gentili, magari ci lascia liberi di pensare,
ma solo quello. Straordinario! Tu pensi peste e corna di qualcuno ma sei costretto a proferire solo parole gentili, a fare gesti d’amore. E allora sei poco più di un guscio vuoto, un calzino in cui Dio mette una mano e si può muovere solo intorno alle Sue dita. Ti piacerebbe?»
«Si, lo so, il libero arbitrio, me lo hai insegnato quando avevo quattro o cinque anni, mica le scrivo io queste scemenze. Senti, c’è uno che ti chiede di impedire ai preti di tingersi i capelli perché così
non sembrano seri, e ti fa anche notare che le suore non lo fanno.»
Il ragazzo sorride con quel fare malizioso, furbo e un po’ arrogante che Gli mette allegria, Gli alleggerisce il cuore. Il Papa sbuffa rumorosamente, alza le braccia e le lascia cadere in un gesto teatrale per manifestare la propria esasperazione «ricominciamo con queste suore. Le devo fare sacerdotesse, devo dare loro una parrocchia, come fanno i Protestanti, perché esse sono meglio dei maschi, sono
più organizzate e serie. Me lo sono detto da solo, adesso possiamo continuare?»
«Non suggeriva tutto ciò, ma sono sicuro che Freud avrebbe una sua teoria interessante su questo tuo flusso di coscienza, Frensis.»
«Ma guarda questo! Un tizio che si presenta come “Frasi del nostro amato San Pio” mi risponde “sorridi, Gesù ti ama”, capisci? Una frase da adesivo anni Settanta, buono da attaccare sul bagagliaio della Fiat 126. Ce lo vedi Padre Pio dire “sorridi, pensa alla salute, mannaggia al demonietto che c’ha fatto litigà”?»
«Fagli una scomunica a distanza Frensis, vai giù duro.»
«La scomunica è una cosa seria, piccolo spergiuro intrigante!» dice il Papa mentre mima uno schiaffo sul volto del ragazzo che lo schiva con agilità. Certi gesti se li aspetta sempre.
Prende altre tre Tic Tac e le mastica voracemente.
Il ragazzo sorride e resta immobile per qualche secondo, elabora un pensiero, non sa bene come spiegargli perché trova quel pensiero interessante, «ascolta questa Frensis, un tizio ti posta l’immagine di
una frase, con tanto di firma, perché evidentemente teme di essere copiato. Insomma, ci tiene proprio a far sapere che è roba sua. Te la leggo: “Dio ti ringrazio per avermi dato una testa che, virgola,
seppur di cazzo, virgola, sa prendere decisioni in autonomia, punto”. Che dici?»
Il Papa deglutisce le caramelle diventate polvere alla fragola e risponde cercando di ponderare bene le parole «dico due cose: innanzitutto la frase esprime un concetto giustissimo, perché il Signore ci chiama a confrontarci con Lui in un vero rapporto d’amicizia, non ci vuole schiavi asserviti per paura o convenienza.
Sai, quelli che pregano solo quando serve qualcosa? E allora recitano il copione della supplica e promettono cose in cambio: smetto di fumare, non mangio più dolci, non tratterò più male i
compagni… si riduce tutto a questo, Dio ti prego, bidibibodibibù, fai la magia e in cambio io ti regalo i miei sacrifici.»
«Secondo…?»
«Secondo, quella frase è vecchia quanto Facebook. L’ho vista scritta sotto un Topolino che fa due dita medie, tanto tempo fa. Non ne sarei così orgoglioso, non mi pare nulla di originale.»
«Frensis, tu sei su Facebook?»
Il Papa sorride girando il viso di traverso.
Il ragazzo coglie l’occasione per introdurre un argomento che prepara da tempo, non aveva ancora avuto il coraggio di proporgli quella tematica insidiosa.
«A proposito, volevo chiederti, non pensi di fare nulla per quei profili di truffatori che invitano a commentare “amen” e condividere? Quelli che ti ho fatto vedere qualche tempo fa, sai? Adesso usano i programmi di intelligenza artificiale per produrre foto di paesaggi o cose strane, nuvole o muffe alle pareti, dove dicono che appare l’immagine della Madonna o la faccia di Gesù.»
«E che devo fare io? Sono giochetti sciocchi, nulla di più.»
«Non proprio. Ho provato a fare come dicono loro, mi sono infiltrato e ho scoperto che ti mandano in privato dei link, degli indirizzi dove tu clicchi e ti rimandano a siti che sembrano “di preghiera”, ma poi ti chiedono di inserirti in una setta e mandare soldi. Non potresti accennare a questa cosa… non so, durante
un’omelia?»
«Dovrei parlare di credulità popolare? Quella che spinge tre quarti dei fedeli cattolici a frequentare le chiese? Le stesse chiese nelle quali i sacerdoti insegnano a offrire “fioretti” a Dio? Ancora meglio,
facciamo una rivoluzione. Sostituiamo questa forza lavoro, questi bravi cristiani di buona volontà con gente capace, che ha studiato nelle migliori università cattoliche e addirittura ha capito il messaggio di Cristo. Mettiamoci gente giovane, veramente preparata. A proposito, tu ne vedi tanta in giro? Devo chiudere le parrocchie perché non ho più preti da metterci dentro, persino i missionari africani mi vengono a mancare, non ho più pedine da spostare per il mondo. Si fa quel che si può con ciò che si ha.
«E le donne? Queste fantomatiche aspiranti “pretesse”, brave pure loro! Perché se non possono fare la carriera che desiderano, allora non vale, a loro non interessa il velo e non faccio altro che chiudere
conventi. Resistono manciate di ottuagenarie che manco si ricordano più il Padre Nostro, a malapena coltivano ancora gli orticelli per la mensa dei poveri.
«Ma parliamo dei fedeli, quelli ai quali dovrei rivelare che scrivere “amen” sotto un post è cretino e pure un po’ blasfemo. Quelli affollano le chiese la Domenica delle Palme per accaparrarsi il rametto
d’ulivo, se lo contendono come fosse un portafortuna e poi spariscono, si ammassano per vedere il sangue di San Gennaro sciogliersi come un numero da cabaret, è tutto folclore paesano. Se
togli le battaglie delle arance alla gente, quella non ci mette più piede in una chiesa.
È con questo che ci dobbiamo confrontare oggi e se a loro piace credere che una macchia di muffa ha la faccia di uno svedese che interpreta Gesù, non possiamo dirgli che non ha capito nulla della
sua religione.
«Clicca Amen e condividi, è comodo, non serve pensare, lo fai e basta. Vuoi che insegni ai fedeli a meditare? Quelli non sanno cosa fare del silenzio, lo temono, durante la liturgia lo devono riempire
con le musichette per non rischiare di incappare in una considerazione seria sulla propria vita. I preti li fanno ballare, manine su, manine giù, canti da prima elementare, e poi tutti in piedi e poi seduti, inginocchiati e ancora in piedi.
È per non pensare.
Il fedele non vuole pensare durante la messa.
E allora scrivono amen e condividono, credenti ma senza impegno.»
Il ragazzo lo guarda con occhi inteneriti, «sei stanco Frensis? Ne riparliamo un’altra volta?»
«Sì. Un’altra volta.»
©Ale Ortica