21.
Rientro a Milano. Sono le 15:00. Faccio una breve sosta per salutare l’amico che mi ha ospitato all’andata. Oggi è il compleanno di Barbara Garlaschelli, è il 26 novembre. Inoltre, a Piacenza presenta il suo libro: Davì. Non posso mancare. Riprendo l’auto e proseguo. A Piacenza ci sono già stato, anni fa. Ricordo la stazione, il centro percorso di notte. Perché ho l’abitudine di girarmi le città di notte, quando le strade sono vuote, quando i rumori sono quelli veri, della città che non dorme mai.
Mi aiuto con il navigatore, anche se ricordo ancora i luoghi. Difficilmente dimentico un posto. Le persone, poi, inutile a dirlo, restano nella mia testa per sempre. La presentazione è al Simone Weil un piccolo teatro adiacente a un caffè letterario. Sono il primo ad arrivare sul posto. Ordino un caffè. Al momento siamo in due, io e la libraia.
Aspetto Barbara e Giampaolo (il marito). La serata prosegue tra risate e bellezza. Presente anche la musica, la band – gli Arcote Project – arriva da Torino, sono in ritardo per problemi meccanici all’auto, resteranno a Piacenza per l’intera notte. Ripartiranno l’indomani.
Non avendo avuto il tempo di pianificare questa deviazione sulla strada del ritorno, mi sono purtroppo presentato a mani vuote. E il mio regalo sono queste parole scritte su cellulare mentre assisto alla presentazione:
“Il jazz che entra dentro come spada, si balla, si danza su ruote, movenze di un’ebbra farfalla solleticata dal ritmo, dal mito di Chet. Sorrisi, splendide scioltezze intellettuali. Soffocarsi a suon di jazz con l’aria che entra dalla porta al cambio di fumatori. I libri sono sul banco a destra, si spostano invisibili, quando nessuno li guarda, così, per dispetto agli anni festeggiati. È il sax solce a stimolarli, li mette in competizione nel colore della copertina, nel cuore delle pagine di una scrittrice innamorata.”
La serata finisce tra spumante e torta, e libri.
Passo la notte ospitato da Barbara, dormirò nel suo studio, dove crea i suoi libri, dove ci dorme quando inventa il suo mondo. Il soffitto ha lo stesso colore delle pareti. Arancione. In realtà sono le pareti ad avere lo stesso colore del soffitto. Perché: quando si è stesi sul letto e apri gli occhi, si vede il mondo. Il bianco nasconderebbe tutto.
© Raffaele Rutigliano, 2014