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ROMA – La macchina è pronta. Le ruote in pressione e il serbatoio pieno.
La valigia avvolta con uno spago immaginario, come un laccio attorno al suo braccio, per fermare il tempo, in uno sforzo tanto impegnativo quanto costruttivo. Sì, di fermare il tempo, cambiare le sorti, autoconvincersi che tutto si risolverà, nel bene e nel male.
Anche mio nonno partì con la sua valigia di cartone. Andò in America, dove a New York cuciva le scarpe per Rodolfo Valentino. Mio nonno non l’ho mai conosciuto, ma ritengo che oggi sarebbe fiero di me, di quel nipote divenuto adulto e che porta il suo nome.
© Raffaele Rutigliano, 2014