Il dio dei grilli canta la mia storia
lo ascolto e ritorno sul dirupo crepato
rientro in gabbia e lancio le chiavi ai sorci;
Zeus mi imbocca una pietra col miele
e mi appende un carillon al polso.
Non è amore sudore ossa
non è il gomitolo che porta Arianna al mare
non è la stanchezza delle altre puttane all’alba
non è neanche il grido di Gesù sparato in fronte.
La nenia del dio dei grilli mi trapassa il cuore
perché non dà scampo, come la fame,
è lo specchio davanti agli occhi: giro il viso
ma canta maledetto, canta, canta ancora.
Che fatica pettinarmi i capelli e sorridere
stendermi sul sedile, la sua tempia che scoppia
mentre non fiato e le sue mani attorno al collo
sapore ridicolo, inutile adesso. Giro girotondo:
potrei essere morta. Canta grillo, canta la mia storia.