
Il protagonista di questa pagina non vuole tornare a scrivere della nostra morte quotidiana, mentre se ne sta seduto in poltrona. Le scorie del presente le raccoglie come appunti da non cancellare.
Prende nota di sé molto infelice. Esplora il suo cuore come se fosse un abisso. È un rinnegato, un diseredato, un tradito, un abbandonato, un perché-senza-risposta, un afflitto, un verme
senza la giacca. Non ha che il crudele piacere dell’istante. Tanto, è il respiro che comanda. Ogni giorno si cattura e si riduce in schiavitù. E non sa distinguere l’io dal non-io. Sa che ci si uccide, ogni giorno, per abitudine. Sa che il tempo non è affatto un amico.
©Davide Marchetta