Valerio Varesi mi ha dato una frase da “Lo stato di ebbrezza“, il suo ultimo bellissimo romanzo, specchio di un’Italia che è stata, segno di un’Italia che è. Un viaggio oltre il noir e la narrativa di genere. Un’opera che dovrebbe essere letta da tutti. Ho avuto il piacere di conoscerlo di persona ai buffetts letterari di casa Garlaschelli. Porto dentro la ricchezza di quest’incontro mentre provo a scrivere ispirato dalla sua frase:
Era la chimica della vita dopotutto. Quella forza che ti trascina oltre le disgrazie e le miserie. Lì, in quell’indifferenza al mondo, c’era il nostro privato.
Colonna sonora di questo momento di scrittura è stata la canzone di Brian Eno “By this river”. Io e lei abbiamo una storia vecchia, come le persone che si conoscono da sempre.
LA VOGLIA
racconto di Alessandro Morbidelli
Nevica, pensa, mentre lascia vagare lo sguardo oltre il vetro, a cercare i riflessi del fiume in lontananza, persi nel nero della notte. L’ennesima folata di vento scuote i vecchi infissi in legno. Sta con le luci spente, Savio, per non consumare la corrente. Tiene spento anche il vecchio impianto di riscaldamento. Le bollette ti ammazzano, si ripete a ogni colpo di tosse.
L’ennesima fitta alla base della schiena gli ricorda che no, la guerra non è finita. L’hanno aperto e ricucito, eppure lei è rimasta lì. Ernia al disco. Non se ne andrà. Per il lavoro che faceva è la fine.
Per fortuna ha lei. Se lo ripete di continuo. Sì, per fortuna ha lei.
Aspetta, come ogni lunedì alle porte della sera, che il campanello suoni. Così è, anche oggi.
Vittorio entra.
Come stai, Savì?
E lui vorrebbe dire accomodati e grazie, ma ha soltanto fretta. Vittorio sembra capirlo e gli passa la borsa con il computer portatile.
Senti, Savì, la prossima volta cancella la cronologia, che questo lo usa pure Sara, c’ha sette anni.
Savio dice grazie e in quel grazie storce la bocca e rivolta lo stomaco, stringe l’addome e col cuore chiude il dolore. Vittorio uscendo dice
Ripasso tra un’oretta. Non prenderci qualche virus…
Savio si siede sul divano, con il portatile sulle ginocchia. Lo schermo si illumina. Musichetta di accesso al sistema. Sono quasi le sette, deve fare in fretta.
www.sexonvideocam.com
User id: colorman77
Password: savioelinda
Nella lista infinita di utenti cerca il nome Orchidea78 e poi ci clicca sopra due volte.
Lo schermo si accende di rosso e di nero. Sul lato destro lampeggia l’estremo dettaglio di una penetrazione. Poco più in basso, il mezzobusto di una bionda, condannata a una perenne e bagnata attesa a bocca aperta. A sinistra slogan su come allungare il pene e collage di rotondità plastificate oltre ogni misura. Ma lui non si accorge di niente. È concentrato sul centro esatto dello schermo. Lì c’è Orchidea78, in video diretta. [1 euro]
La donna è sdraiata sul fianco. Tiene le gambe aperte e arcuate, un invito stanco a entrare. Le calze a rete oggi sono bianche, come bianco è il body in pizzo che quando diventa sottile lascia uscire pelle e forma dalle parti.
Savio non fa in tempo a digitare niente. Lei lo riconosce subito.
Orchidea78: ciao colorman, bentornato!
Colorman77: ciao Orchidea, sei bellissima anche oggi.
Orchidea78: dobbiamo risolvere questa cosa che tu puoi vedermi e io no…
Colorman77: io sono brutto. E poi questo pc non ha la webcam.
Orchidea78: E compratene una, no?
Colorman77: L’importante è che io veda te. [2 euro]
Orchidea78: Cosa vuoi farmi, color?
Colorman77: Toccarti lì.
Orchidea78: Così?
Colorman77: Sì. [3 euro]
Orchid: Vuoi entrare?
Colorman77: Sì.
Orchidea78: Con quante dita, bad boy?
Colorman77: Voglio fare un’altra cosa… [4 euro]
Orchidea78: Cosa, amore?
Colorman77: Voglio baciarti quella voglia sulla spalla…
Orchidea78: No, amore, lo sai. Quella non puoi baciarla. Non è per te.
Colorman77: Perché? Solo un bacio.
Orchidea78: Ho detto di no. Me lo chiedi sempre. Dai, facciamo altro… [credito esaurito]
Savio si disconnette dal sito di spettacoli hard dal vivo. Torna a guardare fuori dalla finestra. Lui non lo sa come si cancella una cronologia.
Dieci minuti ed ecco Vittorio.
Apposto con la cronologia? L’altra volta c’era uno con un coso, Sara m’ha detto te babbo ce l’hai cuscì?
Alle otto avvia lo scaldabagno. Alle otto e trenta la porta di ingresso si apre. Entra Linda con due borse della spesa e la faccia stanca. Accende la luce e a lui fanno male gli occhi.
Ehi, tutto bene? La schiena? Mi faccio una doccia.
Savio mette a posto la spesa. Poi entra in bagno. L’acqua calda alza un velo di vapore che si condensa sullo specchio e sui rubinetti lucidi dei sanitari. Linda è voltata di spalle. Savio bussa sullo scorrevole. Lei chiude il rubinetto e gli sorride. La porta della doccia si apre. Quando le bacia il collo, fermandosi con le labbra sulla pelle bagnata, sente il sapore del bagnoschiuma.
Poi scende verso la spalla. Si ferma all’altezza di una voglia scura. La bacia.
Fammi finire la doccia, poi arrivo.
Savio esce e va in camera. Sul comò c’è la borsa di Linda. La cerniera è mezza aperta. Il body di pizzo bianco fa capolino. Lui chiude tutto e si distende sul letto.
La base della schiena brucia. Allunga la mano. La confezione di antidolorifici è al suo posto. Gli lasciano un retrogusto amaro, come il bagnoschiuma, e gli forano lo stomaco. È la chimica della vita dopotutto, pensa. Cambia componenti giorno dopo giorno. E ti porta avanti, oltre le disgrazie, oltre le miserie.
I passi scalzi di Linda si avvicinano al letto. Insieme a lei, profumo di pulito.
Savio chiude gli occhi. Non gli importa più della neve. Non gli importa di niente. Lì, in quell’indifferenza al mondo, c’è il loro privato.
E la sua voglia, soltanto sua, di nessun altro.
© Alessandro Morbidelli, 2015