Intervista a Sabrina De Canio (2/2)

  • Cosa ha rappresentato per te l’esperienza del piccolo museo della Poesia a Piacenza?
    Il museo, avamposto di un manipolo di idealisti di cui mi glorio di far parte, è una parte molto importante della mia vita, soprattutto in questi giorni in cui siamo a rischio chiusura per mancanza di fondi (siamo tutti volontari). Vediamo se una convergenza di intenti tra le istituzioni gli garantiranno un futuro nella nostra città. Altrimenti siamo pronti a regalarlo al migliore offerente, anche altrove. Noi però speriamo possa evolvere in una fondazione e assicurarsi un futuro di stabilità. Se lo merita, non ha uguali in Italia e probabilmente in Europa (forse nel mondo!). Il Museo inoltre è un gioiello di vitalità e si è conquistato, a pieno titolo, un ruolo riconosciuto nella realtà italiana.
    La nostra mission è quella di portare la poesia nelle piazze, fra la gente e direi che gli eventi al nostro attivo parlano per noi (le diverse edizioni de La piuma sul baratro, per citarne una che ha richiamato poeti da tutta Italia, compreso il decano dei poeti italiani, Giampiero Neri, Tiziano Rossi, Guido Oldani e diversi altri poeti ed artisti).
    I grandi poeti contemporanei, la critica letteraria, i vari festival ci riconoscono come interlocutori, come centro di elaborazione di cultura. Non ultimo il Piccolo Museo della Poesia, compare, da quest’anno, nelle antologie di letteratura di quinta superiore, pertanto è già entrato nella storia. Dunque il bilancio di questi cinque anni di attività è certamente positivo.

    Il cuore della nostra collezione museale è il Novecento ma indubbiamente è ciò che rappresenta a essere entrato nei cuori. Non ci saremmo mai aspettati tanta partecipazione e interventi a sostegno da tutta Italia per la nostra sopravvivenza. Speriamo che alle parole seguano i fatti! Massimo Silvotti ne è il geniale fondatore. Io rivesto il ruolo di direttrice didattica, presento poeti e le loro opere, non di rado sono anche direttrice artistica delle grandi manifestazioni e mostre.


    Il 28 settembre è avvenuto luogo l’ultimo grande appuntamento nell’attuale sede di via Pace a Piacenza, la mostra fotografica di Alexandra Mitakidis in dialogo con il Realismo terminale. Poi si vedrà, il futuro è ancora incerto.
Constellation – Vin Basilio

Pane

Vorrei tenere insieme tutti i pezzi
come il raspo fa con gli acini,
e non perdere né gli anni né gli amici,
né gli amanti a lungo amati,
continuare a sentire il profumo
del bucato di mia madre
e del latte a colazione.

Ma questa vita ad ogni morso
è un pane che si sbriciola
Se l’appoggi un attimo
qualcuno che sparecchia
se lo porta via.


  • Quali sono i limiti del linguaggio poetico (e se ne ha davvero, cosa non si può dire in poesia?)
    Questa domanda mi prende in contropiede, non ne ha!
  • È possibile un linguaggio poetico moderno (metto insieme merda e budino: come consideri i vari linguaggi poetici di oggi, come lo slam poetry, la poesia murale, la poesia su internet?). Ogni epoca può creare un linguaggio poetico fuori dai canoni
    Amo la varietà e le declinazioni della poesia contemporanea, sono la cartina tornasole della sua assoluta vitalità. A un mondo irrimediabilmente cambiato occorre un linguaggio nuovo che lo esprima. Bendarsi gli occhi e fingere di essere ancora nel secolo passato quando non addirittura nell’Ottocento è un’operazione anacronistica.
  • Come definiresti il tuo linguaggio poetico? Quali sono i tuoi riferimenti (ma non solo narrativi, di cosa altro si nutre la tua poesia, colori, persone, emozioni, ricordi, ma anche profumi e sensi…)?
    Un tentativo di non soccombere alla gravità dell’esistenza, di riportare ordine nel mare in tempesta. Leggerezza della gravità. Parole in equilibrio sull’abisso. Siamo capaci di grandi dolori e incredibile resilienza. Io amo l’essenzialità della parola, adoro Ungaretti per questo, ma anche l’essere visionari, come esercizio di liberazione.

Catrin Welzstein

Luna

Luna orbitante
luna serena
luna grande
di grazia piena
esci dall’acqua
bagnata di luce
canta il silenzio
la tua voce
Posi e riposi
senza destino

Luna intrappolata


galleggi iridata
sulla pena del mondo
Secca e dura
senza sepolcro,
nuda in vetrina ora cresci
semi di lino.

 

  • È possibile secondo te “insegnare” poesia?
    È possibile insegnare l’amore per la poesia, trasmettere il nostro entusiasmo, questo certamente. Quello che ci affascina delle onde del mare non sono la maestria, la tecnica, la fisica dell’onda ma il suo miracoloso compiersi. Non occorre sempre spiegare tutto. Il rischio di mettere sempre la poesia al centro di un’analisi tecnica è quella del distacco emotivo, dell’autopsia, di farne un corpo morto quando invece è viva e pulsa, se tendiamo l’orecchio. Avvicinare i poeti, portarli tra i banchi, può essere stimolante per capire questa pregevolissima forma d’arte.
  • Può la poesia cambiare le persone, le cose, la società?
    La poesia ha cambiato la mia vita, potrebbe cambiare anche quella di altri.

Scott Bergey

Bandiere di stracci

Poche le carni rimaste addosso
coperta corta
su povere ossa
salutano
in parata di vagoni
braccia, mani
come bandiere di stracci.
Al campo una nuvola scarna
è l’unico paio di occhiali da sole
a malapena nasconde
pelli di fantasmi ammonticchiate
senza grazia nei fossi.
La pace senza guerra
è un bambino che abbraccia una cicala
sopra la terra.


Sabrina De Canio

Biografia essenziale

Sabrina De Canio, piacentina, poetessa e performer, fa parte del Movimento del Realismo terminale ed è direttrice didattica del Piccolo Museo della Poesia Incolmabili Fenditure di Piacenza, unico museo della poesia in Europa.

©Anna Martinenghi, 2019

 

 

 

 

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