L’igiene d’una malinconia
scrivo
I panni a bollire all’aria
Il mare che schiuma come strutto
Un sonno sconveniente m’ha lasciata
Dappertutto, derivante. Dappertutto.
Dorinda Dora Di Prossimo. Aprile 2015
- È possibile secondo te “insegnare” poesia?
È possibile sensibilizzare all’umore poetico, alla diversità espressiva. È possibile, dopo un percorso a cui aderire del tutto spontaneamente, solleticare la necessità di seguire un viaggio verso l’inesprimibile, verso le pieghe del mistero. Mistero che richiede un linguaggio dove occhio e orecchio diventano remi leggeri, ma anche dolorosi, che pizzicano un mare di percezioni. Se per “insegnare” si intende “lasciare un segno”, sì, si può. Come si può insegnare a impastare il pane a chi ha fame, a pigiare sull’uva a chi ha curiosità d’un nettare squisito. La scuola, ahimè, uccide il discorso poetico, come, forse, sempre accade allorché tutto diventa curriculum istituzionalizzato. A me nessuno ha insegnato a fare poesia, se non la necessità di riconoscere e trasmettere ciò che mi abbagliava in modo confuso.
– Non si dorme la domenica, su su, andate
in cucina. Anna vi prepara l’uovo sbattuto –
E si lasciava il piccolo tepore delle lenzuola,
tripli calzettoni per correre in corridoio. Anna tata
faceva montare i tuorli come nuvole di spuma.
E ci guardava, noi tre. La testa ancora penzolava, i
piedi che dalla sedia non toccavano
il pavimento. In realtà, io m’accorciavo ancor
più dei miei fratelli. Stavo con le ginocchia
appiccicate alla pancia. Le braccia a tenaglia
sulle gambe. Era l’odore che mi soffiava
il corpo, lì’ dalle brachette di tela.
Era quell’intruglio d’asprezza che amavo
trattenere nelle narici. Poi. Lo zabaione, il latte
con gocce di caffè, il pane della sera prima,
scioglievano il freddo. E da lì, da quelle tazze
lasciate nel lavandino, si poteva rincorrere
il gatto, scomparire in soffitta. Non rispondevo mai
quando mi chiamavano per far le pulizie. – Io
sì, i miei fratelli no? – E facevo pose davanti
a un vecchio specchio con macchie nere.
La vestaglia di mamma sulle spalle ché il
freddo dei rifugi è sempre stato il caro prezzo
delle minute libertà. La domenica mattina
significava trovare la casa fuori dalla finestra.
Sì, anche se c’era la neve che poi diventava un
tappeto di spilli. Le lenzuola, i cuscini, le
coperte penzolavano contro il muro. E quelli dei
vicini. E quelli di tutto il paese. Erano
domeniche in cui il freddo entrava di diritto,
disinfettava. Ci pensavano poi le stufe, i camini
a far virtù di fiato. A sciogliere il blu delle
gambe. Io scendevo all’ora di pranzo. Col muso
da “svergognata”, ancora sporco, i tripli
calzettoni impolverati. Il moccio impertinente.
E l’odore sapore del giovo al piano di sopra.
Solitario. Colpevole. Una ciliegina per il mio confessore.
Dorinda Di Prossimo, da Quaderno millimetrato, Incerti Editori, 2012 -
Può la poesia cambiare le persone, le cose, la società?
L’arte non è qualcosa che può essere utile anche se è essenziale. L’arte non cambia il mondo ma è un modo per reinventarlo. Aggiunge qualcosa alla realtà e la trasforma. Questa trasformazione avviene con assonnata lentezza, con millimetrata coscienza. In genere sono le generazioni postume a riconoscerne il valore e la necessità. Quando tutto ciò accade, credo sia un meraviglioso urlo d’enfasi mistica e di disperazione. In questo buio periodo storico, socialmente strozzato da una forte e pressante crisi economica e ideologica, il senso misterioso della parola si indebolisce. L’otium della riflessione all’essere più che alla necessità del “fare” rallenta, a mio avviso, la necessità poetica.
E
te ne vai mentre i capelli mi piangono
e
la sedia pure ritira l’ombra dal balcone.
Al riparo, ecco il finale del bacio, il rosso del
vino, il gioco d’un sorriso, caso mai, tu,
nel caso, tu, ti fossi rinsavito.
Ora, così m’apro. Mi spezzo e mi raccapriccio
mentre l’occhio chiuso della notte sfitta il contrattempo
d’ogni stella. Annuda, smagra, rinsecchisce
l’angelo della Poesia. E fretta mi prende.
Dell’ infinito scalino. La pelle chiusa.
Il destino dei colori. Ch’ ora. Discolora.
Dorinda Dora Di Prossimo. 2014
La biografia e le pubblicazioni della poetessa Dorinda Di Prossimo potee trovarle su Sdiario, nella prima parte dell’intervista.
Grazie a Dorinda per essere stata con noi.
©Anna Martinenghi, 2019