CAROTE, BROCCOLI E CAVOLFIORI
La terra esercitava un forte richiamo. La sua famiglia arrivava dalla bassa, ricca di zanzare, di nebbia, di tutto un grigiore che poi sfociava, sempre, nel verde intenso, ricco di regali, che solo quella Pianura poteva dare.
Negli anni, le generazioni si erano spostate. Da Sannazzaro de’ Burgondi a Zinasco Vecchio; poi Carbonara Ticino e Pavia, per poco, però.
Una puntata a Casarile e infine Milano, città vera.
La terra, ormai lontana, non odorava più, ma la nostalgia gliela faceva sentire, sempre, e la primavera era cosa difficile, nel cemento, anche se grigio e giallo e blu, nel condominio perfetto, verso l’alto, sempre più in alto alla ricerca della buona aria, anche se lei cercava sempre la buona terra.
Lassù non si sentiva il traffico e il sole sorgeva e tramontava sul grande terrazzo ben riparato su tre lati.
Idee e progetti cominciarono a crescere. Bancali recuperati, vecchi vasi, persino terra rubata dal vecchio orto della nonna.
Vasi, tanti vasi, sempre più grandi, a occupare gli spazi. E panchine piccole e verniciate, per poter godere il sole vicino alla terra, per poter lavorare all’altezza giusta.
Facile, far crescere pomodori e insalata. Facile vedere patate e fagioli, nella stagione perfetta. Poi, la voglia di osare: un inverno a sognare, e provarci, con finocchi e carote tutto l’anno e poi cavoli e broccoletti.
Riuscirci, e guardare con amore ogni foglia, ogni frutto.
La raccolta, l’utilizzo di ogni piccola parte, foglie e gambi, idee di minestre e di insalate, il crudo e il cotto, la terra che si lega alla cucina, fanno tornare il sorriso sulla faccia ormai ricca di rughe.
Piccoli bouquet di cavolfiore, di broccolo, pezzi di carota, puliti e tagliati, messi in buon ordine nella grande ciotola di vetro. A bollire, vino e aceto, bianchi, bellezza trasparente, un pizzico di sale, un po’ di zucchero. Il bollore porta profumi intensi e viene gettato sulle verdure: il tempo di raffreddare e il gusto agrodolce scende adagio ad aumentare la soddisfazione.
Roba tua, mia cara, tutta roba tua, il trionfo del chilometro zero, là, in alto, vicino al cielo: si siede e ascolta il rumore del vento e di un treno lontano. Tutto si mischia al profumo dei nonni e risale anche la voce, quella cadenza mai dimenticata: “Chi se büta via niente!”
©Antonella Zanca, 2017