Raccontare un album strumentale non è mai facile, ma se poi è un album jazz diventa tutto
decisamente più complicato soprattutto se non si è musicisti. Ma le difficoltà sono compensate dalla
bellezza e dalla varietà delle opere che il panorama italiano, ricordiamolo tra i più interessanti e
raffinati al mondo, offre. La proposta che ha accompagnato le mie serate prenatalizie porta la firma
del pianista e compositore romano Francesco Venerucci. L’album s’intitola Indian Summer e ad
accompagnarlo in questa nuova avventura discografica il sax soprano di Javier Girotto, il
contrabasso di Jacopo Ferrazza e la batteria di Ettore Fioravanti. Un quartetto che non ha
bisogno di presentazioni visto la caratura internazionale, per chi volesse approfondire l’invito è
quello di visitare le pagine web dei singoli artisti. Il titolo come spesso accade rivela l’essenza
stessa del disco: le note di all’interno del book ci ricordano che si tratta di un’espressione
idiomatica inglese che richiama all’estate di San Martino ovvero a quei giorni tardo autunnali in cui
il freddo si placa e le giornate tornano a riscaldarsi. Traslare il concetto a quella che è la vita reale e
pensare con nostalgia al tempo passato è abbastanza semplice. Venerucci durante le interviste
ricorda anche che questa espressione venne usata durante una discussione da Dave Liebman, con il
quale ha realizzato due album e lo colpì al punto che pensò di utilizzarla come titolo di un album.
Attraverso questa chiave di lettura è possibile cogliere alcune sfumature di colore presenti in alcuni
brani. Altri colori che richiamano lo scorrere del tempo le ritroviamo nella musica stessa, che non
solo racconta chi la scrive ma è anche la risultate di tante esperienze e di studi. Ho scritto all’inizio
infatti che si tratta di un album jazz ed è vero che la matrice sia quella, ma è anche vero che vi sono
contaminazioni latin jazz e sfumature funk e di musica classica e tutto ciò conferisce ai brani una
gran varietà di colori e sfumature. Un disco che a chi non è un musicista come me fa venire in
mente l’idea del bello e dell’eleganza, non ci si perde in tecnicismi ma viene esaltata la linea
melodica e un ruolo centrale lo ha il sax soprano di Javier Girotto. Un disco dunque che nella sua
complessità, un musicista infatti aggiungerebbe e si soffermerebbe meglio sulle sfumature e i colori
della composizione, si fa ascoltare e apprezzare da chiunque abbia a cuore la buona musica. Indian
Summer è uscito sia in formato fisico che su tutte le piattaforme digitali per la storica etichetta
romana Alfa Music.
©Fortunato Mannino