Partendo dalla suggestione del film Rashomon di Akira Kurosawa abbiamo preso una fotografia scattata da Viviana Gabrini e alcuni Sviaggiatori hanno raccontato una storia interpretando l’immagine a modo proprio.
Il risultato è sorprendente. Perché ogni cosa è vista con i propri occhi e ciascuno di noi ha una sua narrazione della vita e di ciò che vede, anche se l’immagine è la stessa.
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«Vieni via» ordinò la mamma alla piccola Chiara.
L’imbrunire era cupo sotto i nuvoloni neri. Non sembrava neppure primavera. La pioggia incessante aveva appena smesso di tambureggiare sugli ombrelli, che mamma e papà avevano chiuso scrollandoli a dovere. A Chiara era dispiaciuto dover abbandonare la mano di mamma, che l’aveva tenuta stretta sotto il parapioggia. Soprattutto dopo quello che aveva visto nel vicolo a fianco della strada.
«Ma, mamma… Il signore stava facendo del male a quella signora.»
«No, hai visto male-»
Chiara si bloccò al centro della strada. «Sono sicura. L’ho visto bene, aveva in mano un coltello.»
«Ma no», intervenne il papà fermandosi a sua volta, «ti sarai confusa.»
«Io non mi sono confusa», strillò la bambina. «Era proprio un coltello.»
«Ssst, zitta», le intimò la mamma a bassa voce. «Qualcuno potrebbe sentirci.»
«Ma dobbiamo aiutare la signora», s’impuntò Chiara. «Le stava facendo del male.»
«Figurati», minimizzò la mamma, «sono sicura che stavano solo giocando.»
«Non stavano giocando. Lo dici sempre anche tu che non bisogna giocare coi coltelli. Che i coltelli non sono un gioco, ma una cosa pericolosa».
L’uomo e la donna si guardarono, sconcertati. Lui fece per prendere la mano della figlia, ma era impacciato dai sacchetti della spesa. Fu la madre ad afferrarla. Strattonò la piccola costringendola a riprendere il cammino.
«Dobbiamo aiutarla.»
«Dobbiamo farci i fatti nostri, prima di finire nei casini», commentò la donna, rigida, affrettando il passo.
«Sicuramente il signore era un venditore di coltelli», disse il papà, «e stava mostrando alla signorina l’ultimo modello.»
La bambina cercò di fare resistenza puntando i piedi sul selciato, ma la madre era troppo forte e se la trascinò dietro.
«Non era un venditore di coltelli. Sono sicura.»
«Smettila di fare i capricci se no una sberla non te la leva nessuno», la minacciò il papà.
Chiara prese a piangere in silenzio, smise di parlare e si lasciò condurre docile verso casa. Ma non avrebbe dimenticato.
©Haiko C. Caimi, 2019