Esiodo nella sua Teogonia descriveva Eros come dio creatore nato dal Kaos primordiale e a distanza di oltre 2700 anni è veramente difficile pensare il contrario. Forza creatrice, forza distruttrice, forza dirompente sono solo alcuni degli aspetti che Eros mostra all’umanità da sempre e che mostrerà fino alla fine. E basta pensare all’Arte, alla Letteratura, alla Storia per capirne la potenza.
Ma se artisti e poeti hanno reso immortali storie legate a questo sentimento è altrettanto vero che il suo carattere universale lo fa protagonista anche della vita della gente comune ed è bello notare, attraverso la lettura e l’ascolto dei canti popolari come lo spazio-tempo si annulli e le dinamiche siano sempre uguali. I versi restituiscono fantasmi di vite vissute e illuminano per un attimo luoghi e paesaggi lontani. Per me che amo la letteratura e la poesia è sempre un’emozione speciale quando mi si propone l’ascolto e la presentazione di un album che le sublima con l’altra mia passione: la musica. Musica che non dimentichiamolo è stata da sempre compagna inseparabile della poesia. Il disco s’intitola Grand Tour vol. 1 e porta la firma dell’Ensamble Sangineto. Il progetto nato nel 2000 ruota attorno alla passione per la musica celtica e popolare dei fratelli Caterina e Adriano Sangineto, una passione nata nella liuteria paterna nella quale imparano tra l’altro i segreti dell’arpa, del salterio ad arco. La loro maestria e la raffinatezza degli arrangiamenti li portano ad essere una delle realtà più apprezzate in Europa e non passa inosservata la loro capacità di contaminare l’antico con sonorità nuove. Ad accompagnare i due fratelli in Grand Tour vol. 1 c’è il chitarrista e bouzoukista Jacopo Ventura, con il quale offrono all’ascoltatore un viaggio nello spazio-tempo nella musica popolare italiana. L’idea di fondo è ben esemplificata dalla rosa dei venti e dal titolo stesso: scegliere una canzone per ogni regione senza dimenticare quelle che sono le influenze europee che stanno alla base di testi che come nei casi di Rinello e il Canto delle Lavandaie del Vomero, rispettivamente umbro e campano, sono di origine medievale.
Protagonista è l’amore nelle sue diverse forme: affranto nel lamento di una vedova in Mare, Maje (canto abruzzese) e nella già citata Rinello, nel rossore della fanciulla che è costretta a rivelare le sue scappatelle al padre geloso in Violina (canto toscano), l’amore sensuale in Dove Te Vett, O Maiettina (canto lombardo).
Purtroppo resta di triste attualità il tema del femminicidio che ritroviamo in Chi Bussa alla Mia Porta canto dell’Emilia-Romagna. La storia e le dinamiche sono tristemente eguali: un marito geloso che non si pone scrupoli nell’uccidere una donna che nella sua mente l’aveva tradito. I brani sono dieci e come si può intuire dal titolo ne mancano altri dieci per completare il tour della musica popolare italiana, ma una cosa posso affermarla subito: è uno degli album che ho più apprezzato in questi ultimi mesi. La veste sonora che l’Ensamble Sangineto dona ai testi ha il potere di proiettare l’ascoltatore in quel tempo senza nome e senza confini certi che è il Medioevo. L’Amore è il protagonista di quest’album ma è un amore vissuto o subito dal punto di vista della donna e l’amore che non arriva e strugge è il tema del canto siciliano Si Maritau Rosa che v’invito a ascoltare.
©Fortunato Mannino