Dalla porta provenivano rumori strani. Urla, pugni sbattuti sul tavolo, frasi piene di parolacce.
I due, fuori dalla porta, si guardarono. Nessuno azzardò un’espressione. Però in quell’impasse s’intesero.
«Non ci si abitua mai, eh?»
«A lui?»
«No, a perdere. Intendo a perdere. Mica è facile. E non lo dico per giustificarlo.»
«Beh, prima o poi si perde. È inevitabile. Nessuno ha dei dadi truccati per ogni tavolo.»
«O un croupier come complice.»
Altri insulti arrivarono dalla porta, rivolti un po’ contro tutti: nomi, soprannomi e divinità.
«Se c’è un dio seduto lassù da qualche parte, con tutte ‘ste imprecazioni tra poco perde l’equilibrio e ci casca in testa.»
«E con questo casino manco ce ne accorgiamo.»
«Ah, che brutta roba accettare la sconfitta.»
«Ma lui non l’accetta, la sconfitta. Accetterebbe più di buon grado la morte, o persino la povertà. Io lo conosco.»
«Lo conosci? Voglio dire, lo conosci veramente?»
«No. Però sono stato dietro a questa porta abbastanza da poter dire di conoscere le sue reazioni.»
«E cosa dice?»
«Quando urla qualcosa si sente. Perciò lo conosco bene quando è incazzato. Come stasera.»
«Eh, ma stasera ne ha per essere incazzato. Ha perso il posto.»
«Non è ancora detto. L’hai sentito, no? Devono rifare i conti e…»
«E magari rivotare. No, ha perso. È che non lo riesce ad accettare. Succede anche a me, nel mio piccolo. Io, per esempio, non riesco ad accettare che le scarpe in offerta della Lidl siano finite. Lui non accetta di perdere. Ognuno ha le sue.»
«Già, ognuno ha le sue. Ma tu volevi davvero quelle scarpe?»
«No. Ma nemmeno lui voleva perdere. Però succede. Cioè, succede se dici un sacco di stupidaggini, e la gente ti scopre.»
«Oppure se la gente non ti scopre, ma hai contro uno che le dice meglio di te. In fondo, tutti diciamo un po’ di bugie. È nella natura dell’uomo.»
«Beh, un mondo senza bugie cosa sarebbe? Piatto come la terra.»
«Perché, la terra è piatta?»
«Certo. Cioè, insomma, potrebbe esserlo. Qui niente è sicuro davvero. E poi come si dice? Chi non ha dei dubbi…»
«Non mi ricordo come si dice. Ma comunque la terra non è piatta, i pianeti sono sferici, è risaputo che…»
«No, non essere così sicuro. Io so per certo che c’è dell’altro. C’è sempre dell’altro che non ti dicono.»
«Zitto. Ascolta bene. Ora sta piangendo. Ma poi gli passa. Tra poco tornerà bellicoso. Ci dirà che lui non c’entra niente, che la colpa è sempre di qualcuno. Gli arrivisti, le spie, i rettiliani, gli etruschi… le solite cose.»
«Le hai già vissute?»
«No. Però quelli che non sanno perdere sono tutti uguali. Gli mostri la verità, e loro la negano.»
«Come la terra piatta?»
«O la terra sferica.»
«Come le elezioni.»
«Come i Jets che non vincono mai.»
«E ma i Jets non vincono veramente mai. Quello non si può negare. Ehi, ascolta. Mi sembra di aver sentito che ha aperto la finestra. Non vorrei che…»
«Buttarsi giù? No, è impossibile. Quelli che non sanno perdere figurati se accettano di perdere la vita. Il problema non è ora.»
«E quando sarà?»
«Quando dovremo portarlo via di lì. Con la forza. Ma tranquillo, si fa tutto. Ci vuole un po’ di tempo. Vedrai, tutto si sistema. Anche le scarpe da Lidl, prima o poi le troverai.»
«E i Jets vinceranno?»
«Ah, questo non lo so. Non è che posso sapere tutto.»
© Ygor Varieschi, 2020
2020-11-25