N.4 della collana Sdiario delle Edizioni del Gattaccio.
Questo libro nasce dalla volontà degli operatori del CPS (Centro Psico-Sociale) di via Ugo Betti, quartiere periferico milanese ad alta densità di popolazione. La prima volta che sono venuti a casa mia per parlarmi di questo progetto, lo hanno fatto con l’idea che solo uno scrittore avrebbe potuto rendere reale la loro immaginazione, il loro desiderio di raccontare quello che succede in un CPS.
Per raccontarlo al mondo fuori. Per spiegare a chi, come me, non aveva mai messo piede in un centro psico-sociale, il ruolo che ha un posto del genere.
Loro, mi hanno detto, erano privi del linguaggio giusto, della visione giusta: troppo coinvolti, troppo dentro.[…] Il desiderio di tutti coloro che hanno partecipato a questa avventura è di far capire alla gente “fuori”, quella considerata “normale”, che non c’è un recinto oltre al quale vivono le persone che hanno una sofferenza mentale. Non esiste un “noi” e un “loro”. Non esistono i “normali” e i “folli”. Esistono le persone, con le loro storie, le loro esperienze, le loro “voci”, i sogni, i dolori, le speranze.
Ed esiste la possibilità, se non di guarigione dalla malattia, del ritrovamento di un equilibrio tra il proprio io e il resto del mondo. Questa possibilità c’è non solo per chi ha mezzi finanziari tali da potersi permettere cure private, ma anche per chi questi mezzi non li ha. FramMenti testimonia di un’altissima professionalità degli operatori, costretti a lavorare in una struttura fatiscente, priva di mezzi adeguati.
(B. Garlaschelli)
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