Anni fa scrissi un libro, FramMenti, edito da una casa editrice che non esiste più: Mobydick, di Guido Leotta, grande amico grande editore.
A ottobre verrà fatto, a Piacenza, un nuovo reading dal libro, con l’aggiunta di alcuni testi inediti di Nicoletta Vallorani. Leggeranno, oltre me, Viviana Gabrini, Pierpaolo Candela e Nicoletta Vallorani.
Lavorare a quest’opera – per tre anni ho frequentato il CPS di Via Ugo Betti a Milano intervistando chiunuqe fosse disposto a raccontarmi la sua storia, paziente od operatore che fosse – mi ha segnato nel profondo.
Ho imparato cos’è la malattia mentale, ho ascoltato storie di solitudine e dolore ma anche di ricostruione e nuovi inizi.
Tra le molte cose tratte da quel libro, c’è Sessanta Percento un Corto di Antonello Schioppa interpretato da Pierpaolo Candela che qui vi ripropongo.
Insieme a un mio breve racconto inedito ispirato a una delle storie raccontatemi.
FramMenti con molta probabilità avrà, a breve, una nuova veste editoriale per Sdiario Edizioni.
Andrea
Andrea osserva il sangue gocciolare dalla sua mano. Guarda le gocce cadere sul lavandino ed esplodere in piccole chiazze rosse.
Una.
Due.
Tre.
Quando la porta del bagno si spalanca, volta piano a testa e sorride a sua madre che davanti a quello spettacolo apre la bocca ma non dice niente. Si precipita verso Andrea, gli toglie la lametta dalla mano, con cautela, e afferra un asciugamano con il quale tampona le ferite.
In questo silenzio intriso di attesa, nessuno dei due parla. Andrea osserva i gesti della madre con un sorriso appena accennato e poi le carezza la testa con la mano libera.
La donna incassa la carezza come fosse un pugno, si stringe nelle spalle in posizione di difesa, ma poi si rilassa e cerca di sorridere al figlio. Guarda il suo viso pallido, gli occhi scuri, grandi. Dentro quello sguardo è come se mancasse qualcosa. Come se in una fila di luci ce ne fosse una fulminata. Più di una. E le ombre giocassero con la luce, comparendo e scomparendo. Non è uno sguardo assente, quello di Andrea, né vuoto. È uno sguardo incredulo.
«Pino, lo ha rifatto. Non possiamo andare avanti così. Non posso lasciarlo mai solo.»
«Cosa si è fatto oggi?»
«Si è tagliato sul braccio. Diversi tagli poco profondi.»
«Cosa dice?»
«Niente, non dice niente.»
«Portalo qui.»
«Non voglio dirlo a Enzo.»
«Non preoccuparti di Enzo ora. Comincia a portare qui Andrea poi ci pensiamo.»
«Va bene. E grazie.»
«Non mi ringraziare, Anna. Ci vediamo dopo.»
Anna torna da suo figlio che si sta osservando la mano bendata come se non gli appartenesse. Infatti così, per Andrea il suo corpo è quello di qualcun altro, e allora si taglia, si lacera, cerca di sgusciarne fuori.
Anna lo guarda e quando lui alza gli occhi gli dice che adesso si devono reparare per andare da Enzo.
«Mi piace Enzo», risponde suo figlio e le sorride.
©Barbara Garlaschelli, 2016