Partendo dalla suggestione del film Rashomon di Akira Kurosawa abbiamo preso una fotografia scattata da Viviana Gabrini e alcuni Sviaggiatori hanno raccontato una storia interpretando l’immagine a modo proprio.
Il risultato è sorprendente. Perché ogni cosa è vista con i propri occhi e ciascuno di noi ha una sua narrazione della vita e di ciò che vede, anche se l’immagine è la stessa.
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“La vita è più infernale dell’inferno stesso.”
Ryūnosuke Akutagawa
Questa foto, tratta dalla mia serie Unreal Reality, tenta di riproporre il confine fragile, quasi impalpabile, fra vita e morte. Come per tutti gli scatti appartenenti a questa collezione, si tratta dell’ombra e della rifrazione di oggetti illuminati solamente da torce a luce diretta. In questo caso, tre vasi di vetro colorato accostati fra loro.
Che sia l’epica entrata dell’Ade, dell’inferno dantesco o la metaforica porta di separazione fra viventi e defunti, come nel racconto di Akutagawa che ne presta il titolo, il passaggio, in cerchi concentrici, è chiaro e inequivocabile, seppur nebbioso. La vita si trova di fronte ad una scelta difficile, a un passo dall’abisso, protetta ancora da un fragile parapetto. Come farò sempre, non mi spingerò oltre, nell’interpretazione. Ne offrirò solo un breve spunto iniziale. A voi il seguito.
Dati tecnici:
Obiettivo: 80-300 mm
Diaframma: f16
Esposizione: 20s
Messa a fuoco: manuale
WB: 3000k
ISO: 200
©Leonardo Cassi, 2019