DODI
Caro Diario, che il cane fosse un potente strumento di acchiappanza lo avevo già astutamente notato in quelle sere in cui la mia amica Gabriella usciva con il suo Dodi, 22 kg di entusiasmo canino ottenuti incrociando un husky, un pastore tedesco e un labrador.
Sulla base di queste considerazioni, decisa di ricorrere al guinzaglio per espandere il mio raggio d’azione seduttivo, pur gattara convinta e praticante, ieri sono riuscita a convincere Gabriella ad affidarmi la sua creatura pelosa per la sgroppatina digestiva e nel pomeriggio siamo entrati in azione.
Due raccomandazioni al volo da parte della sua mamma umana, poi io e Dodi usciamo e ci incamminiamo verso il centro, io con tacchi alti e occhiali scuri d’ordinanza, Dodi con guinzaglio che si allunga e si accorcia a mio piacimento. Un perfido strumento di potere che sarebbe carino applicare anche agli uomini.
– Io in questo paese non ci rimango.
– Prego?
– Ho detto che la passeggiatina domenicale non voglio farla in paese. Non mi piace. Voglio andare a Salice, c’è fresco ed è pieno di gnocca.
– Bello di casa: punto prima impara ad esprimerti come si deve, punto secondo TU sei il cane e IO quella che ti porta a spasso, quindi quella che decide dove andare sono IO. E poi Salice è piena di gente, di auto e di casino.
– Cocca, tu sei quella che guida, ma IO sono quello che decide. Sono io il tuo strumento di acchiappanza, quindi vedi di portarmi dove voglio o ringhierò contro tutti i maschi passabili dai 35 ai 55 anni che mi incappano nelle zampe.
Capisco che Dodi parla sul serio, esito, tentenno, non posso lasciarmi ricattare da un cane, ma alla fine capisco che è lui ad avere il coltello dalla parte del manico e cedo.
Code, lotta selvaggia per un parcheggio – a pagamento – finalmente Salice. Pieno di gente, vero. Tanti ragazzini, tante famiglie ma qua e là qualche oggetto di concupimento si intravede.
Ci incamminiamo lungo il viale alberato. Dodi tira come un forsennato, mi strattona qua e là e non mi è ben chiaro chi stia passeggiando chi.
– Spiegami una cosa – ansimo cercando di stargli dietro mentre slalomeggia fra tutti gli alberi del viale – come mai peso 15 volte più di te eppure non riesco a governarti?
Dodi si volta, mi lancia uno sguardo assassino e spiega: perché tu sei un budino molle e informe, mentre io sono 22 chili di splendidi muscoli canini!
Trattengo una rispostaccia e cerco di non investire tutto quello – passeggini panchine vecchietti – che incontriamo sul nostro cammino.
Stramazzo su una panchina e cerco di trovare un accordo.
– Senti gioia, a Salice ti ci ho portato, mi hai fatto fare 1 chilometro di viale in due minuti netti, adesso è ora che tu faccia qualcosa per me.
– Cosa? Chiede Dodi con aria distratta mentre allunga gli occhi su una cockerina.
– Non fare il vago, lo sai benissimo perché siamo qui. Per acchiappare. Datti da fare: fai il cucciolone, scondinzola, saltella…insomma, FAI il cane, no?
Dodi sbadiglia, sbuffa, si guarda le unghie con aria annoiata, poi borbotta qualcosa che non capisco e si alza.
– E va bene – lo sento dire – facciamo quest’opera caritatevole…
Non ho ancora aperto bocca per replicare, che Dodi si è già lanciato festoso verso un quarantenne seduto sulla panchina a fianco. Il cane abbaia, gli sorride e l’uomo, ovviamente, abbocca ed attacca con la solita sequela di complimenti : ma che bel cane- ma quanti anni ha- ma quanto pesa- che razza è – che cosa mangia e via cantando.
Scruto l’uomo: 1,50 di maschio insignificante, spennacchiato, baffo-munito e con un alito al vago sentore di aglio.
Biascico qualcosa, poi strattono Dodi e mi allontano velocemente prima che quell’orrida cozza si attacchi allo scoglio dei miei fianchi.
– DODI , ho detto uomini non relitti ambulanti… va bene?
– Uh… se pensi di meritare di meglio…
Lo odio quando fa il sarcastico.
Nella mezz’ora successiva rimorchiamo: un branco di mocciosi da 10 ai 12 anni, una coppia di vecchietti, fidanzate sparse.
Inutile che cerchi di spiegargli che le sue attenzioni canine vanno indirizzate verso maschi degni di considerazione.
– Non ce la faccio più, torniamo a casa…
– Va bene, ma prima prendiamo un gelato.
– Non mi va di mangiare il gelato, Dodi.
– Infatti parlavo per me. Tu meglio che ti trattieni, con il culone che ti ritrovi…
Per una frazione di secondo capisco quelli che abbandonano i cani in autostrada, ma alla fine il mio amore per gli animali prende il sopravvento.
Di fronte a uno scodellino maxi ai gusti menta, nocciola, fragola e pistacchio con doppia guarnizione di panna montata, Dodi è un cane felice.
– Ma guarda quanto è goloso questo bel cagnone…
Alzo lo sguardo. Di fronte a noi c’è un uomo. Alto, 45-50 anni, brizzolato, sguardo sveglio e aria simpatica. E niente fede nuziale al dito.
Gli sorrido e mentre attacco a spiegargli quanto è bello, intelligente e strabiliante il mio cane, mi suona il cellulare.
E’ la mamma di Dodi. Parlo con lei e intanto tengo d’occhio il tizio che giochicchia con il cane. I due sembrano piacersi.
Sì è stato bravo (maledetto cane bastardo, vile ricattatore infame), sì ci siamo divertiti (mi sembrava di essere Ben Hur sulla biga), sì fra poco torniamo (insomma…vediamo se riusciamo ad acchiappare il tizio), sì ha voluto il gelato. Con la panna montata. La panna montata no? Non la digerisce? Che significa “non la digerisce”?
Quello che significa me lo spiega all’istante Dodi, vomitando il gelato e – probabilmente – gli ultimi 12 pasti sulle scarpe del fascinoso brizzolato che, schifato, fa un balzo all’indietro.
Mi scuso, gesticolo, straparlo, mi offro di ripagargli le scarpe, in quel momento gli cederei anche le mie e mentre sto affogando nel più impietoso degli imbarazzi, il tipo si allontana a caccia di una fontanella.
Guardo Dodi.
Dodi guarda me.
– Beh… tu mica me lo hai chiesto se la panna la digerivo oppure no.
© Viviana Gabrini, 2015
Sto piangendo….ho adorato questa tua svolta surrealista
piangendo…spero dal ridere 😉
Viv, mia madre ha dovuto recuperarmi da sotto al tavolo mentre mi contorcevo dalle risate. Ho ancora mal di pancia…
xD
uhhh, devo brevettarmi come “additivo che migliora l’umore” ^___^