Segni diVersi (Page 6)

La scrittura è pericolosa. Mi fa paura, come lo specchio. Scappa da tutti i lati. Mi riflette. E mi nega. La sento respirare nel buio. Mi fa inventare la verità. È una menzogna così vera che non c’è bisogno di mostrare che esiste. Mentre scrivo, io stesso non esisto più. Eppure, godo nel vedere, nel toccare finalmente. Un piacere che è dolore. Posso essere sul rigo, nella pagina. In un’idea. Ma non sono io. La scrittura mi seziona. Mi annulla. Non mi fa diventare. I vocaboli di cui si nutre sono la mia pelle, i miei occhi, il mio sangue. Ma negano indifferenti ogni mia identità.

Buongiorno, avete cappelli per uomini senza testa? Sì, signore, buongiorno a lei. Tutti i cappelli che vede esposti sono per uomini senza testa. Ma com’è possibile? Com’è possibile cosa, signore? Che si vendano cappelli per uomini senza testa? Mi meraviglierei del contrario, signore. Guardi che i cappelli per uomini conleggi »

Buongiorno, vorrei denunciare la scomparsa di un mio personaggio.Da dove è scomparso?Dal romanzo che sto scrivendo.Ha un nome, questo personaggio?Sì, si chiama come me.Un alter ego, allora.Se mi consente, direi semplicemente: un ego.E da quanto è sparito?Più o meno dal primo capitolo. Devo preoccuparmi?Mah, di solito, quando fanno perdere leleggi »

Il mostro degli abissi preferisce dormire sul fondo dei miei sentimenti. Quando si sveglia con una lama di luce taglia il mio occhio. E il mio sguardo ferito coglie essenziali momenti. Ora sei mio, sentenzia il mostro, appartieni solo a questi momenti. E il presente mi abbaglia, l’istante mi rendeleggi »

Tristezza della meditazione, avvicinami la trappola dei bisogni, perché ne voglio fare uso. Sarà l’università del mio dispiacere, una lacrima che prende fuoco. La guasta leccornia dell’impellenza. Il desiderio che si tramuta in desiderio. Mestizia del pensare, rendimi partecipe dell’incongruenza, perché il disordine mi allieti. Sarà l’inquietudine della mia quiete,leggi »

Ero l’egoista che cantava tutte le notti la filastrocca del martirio. Ero il topo che girava a vuoto nella gabbietta dello scienziato. Ero la strega che crepitava nel rogo dell’inquisitore. Ero una stella morsicata, un camion che s’era ribaltato, un falco che dormiva.Ero un aereo sul fondo dell’oceano. Ero l’alaleggi »

La sopportazione delle conseguenze è una catastrofica esigenza dell’io. La resistenza che la natura impone all’arbitrio apre le fauci della putredine. Solo così ciò che uno pensa si assoggetta al niente. Una sorta di irresponsabile produzione di velleità. Ben occultati risultati di una carneficina di gesti. Come se, nella visceraleleggi »

Non sempre la consapevolezza va a spasso con l’ioma ne mortifica le ambizioni. E i deliri ambiguidella volontà affascinano senza fascinole reazioni dell’identità. Un io,tanti noi sono quello che coinvolgonoil presente, l’avvolgente necessità di togliereparole all’implacabile macina dei fatti.Le fasi della vita sono numeri che non si possonocombinare fra loro:leggi »

Sono storie di ordinaria infelicità, quelle raccontate da Peter Cameron e raccolte nel suo ultimo libro, “Cosa fa la gente tutto il giorno?” (Adelphi, pp. 188, euro 18), storie di ordinaria insoddisfazione. Il libro – che esce nella traduzione di Giuseppina Oneto – raccoglie dodici racconti apparsi per la primaleggi »

Sinistro Borghesuccio entra in libreria senza sapere quanto è costato al poeta scrivere tutti quei bei libri esposti ordinati sugli scaffali. E compra, compra quel bel volume da 12 euro, quell’altra bella raccolta da 18. Riempie il suo carrello di frutta e verdura e va alla cassa. E non saleggi »

Il 7 gennaio del 1938 Samuel Beckett sta passeggiando di notte per le strade di Parigi. D’improvviso sbuca un uomo dal buio di un vicolo e lo accoltella. Beckett finisce in fin di vita in ospedale. Si salva miracolosamente. Nel frattempo viene catturato chi ha tentato d’ucciderlo. È un barbone.leggi »