Segni diVersi

La scrittura è pericolosa. Mi fa paura, come lo specchio. Scappa da tutti i lati. Mi riflette. E mi nega. La sento respirare nel buio. Mi fa inventare la verità. È una menzogna così vera che non c’è bisogno di mostrare che esiste. Mentre scrivo, io stesso non esisto più. Eppure, godo nel vedere, nel toccare finalmente. Un piacere che è dolore. Posso essere sul rigo, nella pagina. In un’idea. Ma non sono io. La scrittura mi seziona. Mi annulla. Non mi fa diventare. I vocaboli di cui si nutre sono la mia pelle, i miei occhi, il mio sangue. Ma negano indifferenti ogni mia identità.

C’è stato un tempo – mi rivela il protagonista di questa pagina – in cui il tempo non esisteva. Ma c’è ancora un tempo – mi spiega con pazienza – in cui il tempo non esiste: scrivo una parte diversa perl’attore che sono diventato. Sì, interpreto me stesso: e allora?Interpretoleggi »

È il protagonista di queste poche righe. Sa che il presente non esiste. Dichiara guerra a se stesso e, in quanto lupo, divora altri lupi. Giù le mani dai miei attimi, dice: il cuore mi serve come caos impotente. Non voglio, aggiunge, soprattutto non voglio. Ma non voglio cosa? Colleggi »

Il protagonista di questa pagina non vuole tornare a scrivere della nostra morte quotidiana, mentre se ne sta seduto in poltrona. Le scorie del presente le raccoglie come appunti da non cancellare.Prende nota di sé molto infelice. Esplora il suo cuore come se fosse un abisso. È un rinnegato, unleggi »

Ormai da tempo si allenava a non respirare. A volte, semplicemente lo dimenticava. E trascorrevano lunghissimi secondi prima che lui riprendesse fiato. Non ho mai saputo niente, diceva. E mi sono sempre mosso in mezzo a gente che sapeva tutto. Come si può resistere per tanto tempo senza essere scoperti?Unleggi »

È come se avessi desiderio di me stesso, diceva. Non aveva nessuna possibilità di sopravvivere alla noiosa malizia degli altri. Rifiutava in tutti i modi di diventare l’inquisitore di se stesso. E ci riuscivabenissimo. Non dico che non mi sono divertito, diceva. Ma che incubo, ammetteva, la mia giovinezza. Sileggi »

Molto presto di mattina, i libri si alzarono in volo. E lui sparò.Amava quel tipo di caccia. Inseguiva a lungo i libri come se fossero prede in fuga. Fiutava come un cane addestrato la presenza di un libro. Poi, dopo la cattura, calava il silenzio. E i suoi occhi fuggivanoleggi »

Mentire era un sistema di vita. Il fatto è che aveva esasperato troppo il concetto del sé. Era stato anzi un periodo, quello, in cui del sé dubitava fortemente. Sentiva di non sopportarla più, la verità. Ma sentiva che non l’aveva mai amata più di tanto. Era evidente che fosseleggi »

Dopo, raccontava, sono cominciati i problemi con la notte.All’inizio, lei, la notte, mi aveva preso con sé, ma non durò molto.E prese a trascurarmi. Così, ogni mattina, lui si rivolgeva allo specchio: aggiornami su cosa sono diventato. Apriva se stesso come un libro e si metteva a leggere. Allora, diceva,leggi »

I fantasmi, diceva. Nella vita di tutti i giorni, rischi di non vederli.Ma poi, di notte, vengono a tirarti le coperte. Così, arrivava la lettura di un romanzo, che lo disorientava e lo isolava. Oppure passava ventiquattr’ore senza un taccuino: una prova ardua da superare, diceva. Allora, ingoiava parole comeleggi »

Certi giorni, diceva, incontro me stesso e faccio finta di non conoscermi. Non mi saluto nemmeno. Così si rivolgeva alla scrittura. Coccolava la sua scrittura come un figlio. Ma di quel figlio lui si sentiva figlio. Era come se avesse messo sulle tracce di se stesso un investigatore. E l’investigatoreleggi »