Segni diVersi

La scrittura è pericolosa. Mi fa paura, come lo specchio. Scappa da tutti i lati. Mi riflette. E mi nega. La sento respirare nel buio. Mi fa inventare la verità. È una menzogna così vera che non c’è bisogno di mostrare che esiste. Mentre scrivo, io stesso non esisto più. Eppure, godo nel vedere, nel toccare finalmente. Un piacere che è dolore. Posso essere sul rigo, nella pagina. In un’idea. Ma non sono io. La scrittura mi seziona. Mi annulla. Non mi fa diventare. I vocaboli di cui si nutre sono la mia pelle, i miei occhi, il mio sangue. Ma negano indifferenti ogni mia identità.

Molto presto di mattina, i libri si alzarono in volo. E lui sparò.Amava quel tipo di caccia. Inseguiva a lungo i libri come se fossero prede in fuga. Fiutava come un cane addestrato la presenza di un libro. Poi, dopo la cattura, calava il silenzio. E i suoi occhi fuggivanoleggi »

Mentire era un sistema di vita. Il fatto è che aveva esasperato troppo il concetto del sé. Era stato anzi un periodo, quello, in cui del sé dubitava fortemente. Sentiva di non sopportarla più, la verità. Ma sentiva che non l’aveva mai amata più di tanto. Era evidente che fosseleggi »

Dopo, raccontava, sono cominciati i problemi con la notte.All’inizio, lei, la notte, mi aveva preso con sé, ma non durò molto.E prese a trascurarmi. Così, ogni mattina, lui si rivolgeva allo specchio: aggiornami su cosa sono diventato. Apriva se stesso come un libro e si metteva a leggere. Allora, diceva,leggi »

I fantasmi, diceva. Nella vita di tutti i giorni, rischi di non vederli.Ma poi, di notte, vengono a tirarti le coperte. Così, arrivava la lettura di un romanzo, che lo disorientava e lo isolava. Oppure passava ventiquattr’ore senza un taccuino: una prova ardua da superare, diceva. Allora, ingoiava parole comeleggi »

Certi giorni, diceva, incontro me stesso e faccio finta di non conoscermi. Non mi saluto nemmeno. Così si rivolgeva alla scrittura. Coccolava la sua scrittura come un figlio. Ma di quel figlio lui si sentiva figlio. Era come se avesse messo sulle tracce di se stesso un investigatore. E l’investigatoreleggi »

A volte, la lettura di alcuni libri lo tagliava in due. In particolare temeva che la lettura di se stesso non l’avrebbe portato al tomo successivo. Lo straccio da vecchio: avrebbe voluto dare questotitolo alle sue considerazioni autobiografiche. Oppure: Fatelo stare zitto. Cercava sempre di comprendere il mondo, questo sì.leggi »

Era un equilibrista. Non aveva paura di precipitare. Camminava su una fune sospesa sul nulla. E se riceveva un’offesa, faceva finta di niente, come se non fosse all’altezza di potersi offendere. Nonsei obbligato a scriverne, diceva a se stesso. Il gioco a cui si prestava era quello di lasciarsi dilaniareleggi »

A volte, abitava la solitudine rarefatta di un quadro. Le ombre lo affascinavano. Ma non sopportava la polvere, la folla, i cimiteri.Ora, diceva a se stesso, non devi fare altro che raccogliere i vocaboli. Come se fossero frutti di stagione. Bisognava farlo prima che marcissero. Usava la penna come un’armaleggi »

A volte, la scrittura si rivelava un labirinto senza uscita; a volte, però, era una passeggiata per i campi, o su una spiaggia deserta.L’importante è scrivere, diceva. Anche se, diceva, essere ascoltati è cosa rara. La gente si nutre di apparenze, spiegava. D’altra parte, cosa mai avrebbe potuto dargli unaleggi »

Certe parole mi urgono dentro, diceva. Ma escluderei la possibilità ch’io possa spiegare tutto. E si serviva del sesso come della lepre nelle corse dei cani. La sua scrittura lo inseguiva senza raggiungerlo mai. Per tutta la vita vessato dalla vergogna, aveva poi imparato a farne a meno. Era senzaleggi »