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Hatch cock (o del covare l’amore sul divano) Davvero, non credo sia stata colpa mia. Si può usare un plaid rosso il quattordici di agosto? E, poi, si può guardare un film dei Bellissimi di Rete 4 con tanto di Sean Connery giovane e bello e credere di farla franca?leggi »

ARTE POVERA «D’ora in poi devi chiamarmi solo Maja». «Come l’ape?». «Sei una cretina! Maja come la Maja del Goya». «Desnuda?». «Oh, quant’è inutile parlar con te. Voglio essere chiamata solo Maja, gli altri nomi m’hanno stufato, per non dire dei cognomi». Sì, perché la mia amica Maja, prima dileggi »

Senza forzature Sono vestita troppo coperta per fare la puttana: pochi colori addosso tra il nero e il verde militare, un jeans sdrucito ma nemmeno troppo. Questi anfibi da uomo ai piedi, poi. I capelli, quelli sì che ingannano, di un biondo invadente e sfacciato che non mi sogno nemmenoleggi »

SCEME DA UN MATRIMONIO Ho una collezione di scarpe. Non sono mie. Io le raccolgo e le tengo da parte: tacchi alti, usate pochissimo, dimenticate sotto i tavoli, dietro le porte o sull’erba del parco. Alcune mi calzano a pennello. Quasi nessuno le reclama. Mi ci dovevo pagare gli studileggi »

INTERSECANDO PER UN SECONDO L’abbiamo detto un migliaio di volte, ma tu me lo ripeti di nuovo. Che non c’è bisogno di pianificare niente, che le mappe non servono, e i post-it sono buoni solo per le memorie a caso, per perderle e per ritrovarle dopo un po’, per sorridercileggi »

Ho riscritto Prevert Questo amore Così banale Così inutile Così assurdo Così falso Questo amore Bello come una morte bella Che bella non è mai perché fa schifo Questo amore che è bugia Bruttura sozza Che ci fa stare male Ed è triste E manca di auto ironia Forte conleggi »

ANIMALIER – la vita è una giungla – Non sono mai stata nella giungla, in compenso cerco di uscire viva dai centri commerciali. Ho un rapporto di amore-odio per quei luoghi. La cosa non migliora con supermercati di media grandezza, grandi catene di abbigliamento, mercati rionali e negozi del centro,leggi »

Due fratelli Quando Valerio rientrò a casa, sentì subito l’odore di quella sigaretta accesa e poi assaggiata per una, al massimo due boccate. Passò una mano sul volto, lasciando cadere a terra la borsa dei documenti. Era tornato. Suo fratello era tornato. Prima di percorrere l’ampio disimpegno rivestito di marmoleggi »

SARTO PER SIGNORA Ho ricordi della mia infanzia che vorrei non avere. Appartengono alla stanza di una casa che non esiste più. Là sono stato bambino da meno nove mesi fino ai quattordici anni. Nella stanza, che chiamavamo pomposamente “sala”, c’era uno specchio. C’erano anche altri mobili: un divano, unaleggi »