Rubriche (Page 33)

Le creature fuoriuscite dalla penna di Cechov vivono in un presente che è già avvenire, che a sua volta già rifluisce nel passato. È un futuro che non ha futuro, perché segnato da una morte in costante presenza. Nel teatro del tempo che Cechov ha delineato in ogni sua pièceleggi »

Franco Battiato cantava in uno dei suoi pezzi più famosi che L’etica è una vittima inconsapevole della Storia ed è difficile dargli torto ma, personalmente, dal dipanarsi degli anni speravo almeno di assistere ai prodromi di una rivoluzione culturale. La tecnologia ha illuso un po’ tutti e tutti ha distrattoleggi »

Datemi una bestemmia. Io voglio leggere una bestemmia. Una bestemmia, un urlo, una ferita che non guarisce. Io non voglio leggere libri. I libri con le storielle, con le tramine interessanti, i libri raffinati, perfettini. I libri ben stampati per un lettore ammodo. Io voglio leggere Belzebù, non un libro.leggi »

-Domani viene un tizio, amico di Francesca, ci dà 500 euro per il tavolo e le panche. -E magari gli diamo anche le sedie e una fettina di culo ciascuno, no? -Paolo, ancora? Ma lo vuoi capire che dobbiamo svuotare casa entro il 15, tra venti giorni, esattamente. Ringrazia Dioleggi »

Ho avuto una pessima idea: accettare un appuntamento. Ma non uno speed date, che mal che vada dopo qualche minuto cambi tavolo e giochi un’altra mano. No, un appuntamento a cena. Mentre gioca la mia squadra preferita.leggi »

Dimmi del tuo cuore di chi lo abita di chi non fai entrare Dimmi di tutte quelle cose che tieni ma che vorresti buttare perché servono solo a farti star male Dimmi del tuo cuore di quell’angolo in cui la lampadina è bruciata e non ti decidi a cambiarla perchéleggi »

Si alzava ogni mattina alle cinque. È per vedere l’alba, spiegava ai famigliari che gli chiedevano perché le cinque dal momento che usciva da casa alle sette per andare al lavoro.E non mentiva, per questo gli veniva così facile rispondere anche a sua moglie, seppur si domandasse perché non sileggi »

Mia madre e io vivevamo a ridosso di un grande parco cittadino. Dietro il basso edificio in cui abitavamo, tra i frassini e le betulle, si snodavano stretti sentieri polverosi. Oltre i recinti di legno, i germani reali rimandavano umidi bagliori verdastri tra le rive dei laghetti e le sterpaglie.Dileggi »

Nel teatro di Cechov tutto diviene piccolo, minuto, parcellizzato, anche l’immensità dell’eternità, anche l’immensità degli spazi, perché Anton spia l’universo dalla stretta fessura dell’angoscia, attraverso questa ferita dell’essere, Anton descrive il mondo con la rara e preziosa capacità di rendere enorme il minuscolo, piccolo il grande. Anton Pavlovic Cechov haleggi »