Una lezione d’amore
«Luca, vieni con me. Ti faccio vedere una cosa.»
«Va bene nonno, però sbrighiamoci, devo studiare.»
«Metti il giubbino.»
«Dove andiamo?»
«Qua fuori.»
«Fuori?»
«Nell’orto.»
«Ma fa freddo, cosa dobbiamo vedere?»
«Seguimi.»
«Ok!» sbuffò Luca.
«Li vedi?»
«Cosa?»
«Laggiù, oltre il muro a secco.»
«Da dove sono saltati fuori?»
«Sono del nostro vicino.»
«Nonno, quello più piccolo ha le zampe rotte.»
«Ma quali zampe rotte, è un puledro.»
«Ha il pelo cortissimo, sembra velluto.»
«È nato questa notte.»
«Davvero?»
«Poche ore fa. Raccogli un po’ di erba e dalla alla madre.»
«Cosa?»
«Strappa un po’ di erba e tendi la mano.»
«Nonno, sei sicuro?»
«Giovane! Quando avevo la tua età si usciva a cavallo in paese.»
«Si sta avvicinando, è enorme.»
«Non aver paura.»
«Sta mangiando!»
«Hai visto? Accarezzale il muso con l’altra mano.»
«Cosa… »
«Fallo, coraggio.»
«Le piace.»
«Molto.»
«La mamma ha il manto più scuro, sembra rossastro. Le zampe invece sono nere.»
«Guarda, hanno la stessa striscia bianca sul muso.»
«Si vedono le costole, non le danno da mangiare?»
«È normale. Gliele puoi contare.» Sorrise l’uomo.
«Se ne ritorna dal piccolo.»
«Guardalo, tranquillo, disteso. Ci sta osservando.»
«Sembra simpatico. Ha lo sguardo curioso.»
«Ti piace?»
«È bellissimo. Mi piace quel manto chiaro.»
«Visto cosa c’era qua fuori?»
«Il mondo nonno, c’era il mondo qua fuori.»
© Sandra Giammarruto