
Una raccolta di racconti, un esercizio letterario, un omaggio a una splendida persona, un’iniziativa benefica.
Bombe e confetti non è “solo” un’antologia, ma tante cose che ne fanno un lavoro particolare, destinato a rimanere nella memoria sia dei lettori che degli autori.
Che Maria e Franco fossero la più bella coppia di Cornale non era un’opinione: era un dogma della fede.
Lei minuta, bruna, con due occhi neri strappacuore, ai tempi si sarebbe definita “un biscuit”. Lui bel tenebroso stile Hollywood.
Amore tormentato, nato negli anni dell’adolescenza e trascinato fin oltre la trentina tra slanci di passione e litigi furibondi. Sulle nozze, comunque, nessuno aveva mai avuto dubbi.
Così iniziano tutti e quindici i racconti che compongono l’antologia: stesso titolo, Bombe e confetti, stesso incipit per quindici storie che declinano in altrettanti diversi modi la storia di Franco e Maria.
“Che te ne pare?”
“L’incipit è promettente!”
“Grazie, continuo”.
Era il 20 maggio 2023 e finiva così l’ultimo scambio di e-mail fra me e la mia amica Attilia Vicini: alcuni mesi prima le avevo chiesto un racconto contro la guerra per un’antologia ideata da me e da Heiko Caimi e quel giorno lei me ne aveva inviato il titolo (Bombe e confetti), l’incipit e qualche stralcio.
Mi aveva anche telefonato per assicurarsi che avessi ricevuto la posta. Parlammo solo per alcuni minuti: era stanca e aveva una voce sottile e flebile che non le apparteneva.
Dopo la chiamata mi scrisse ancora per essere rassicurata sul materiale spedito e chiuse con quel “Grazie, continuo”.
Mancò dopo quindici giorni. Il cancro al seno che Attilia aveva tenuto a bada per quattordici anni con coraggio, ottimismo, caparbietà e perfino allegria, ce l’aveva portata via.
Attilia era così diventata la grande assente di Niente per cui uccidere, l’antologia uscita nel luglio dell’anno seguente e a me e ad Heiko sembrò giusto dedicarla a lei.
Settembre 2024: per la prima presentazione pubblica di Niente per cui uccidere accettiamo con grande gioia l’invito di Mara Bertazzoni e di Voghera È, associazione culturale che Mara presiede e che Attilia aveva contribuito a fondare, impegnandovisi, come sempre, con passione ed entusiasmo.
E proprio quel giorno, nel cortile di via Cavallotti, nasce l’idea di questa raccolta.
“Diamo noi un finale alla storia di Attilia”: a proporlo è Anna Martinenghi, scrittrice e cercatrice di poesia e preziosa collaboratrice del nostro Sdiario, quel giorno con noi, insieme ad Antonella Zanca e a Maria Elena Poggi, in veste di autrice di un racconto di Niente per cui uccidere.
È fatta. In pochi giorni coinvolgiamo una serie di scrittori pronti a inventare la loro versione di Bombe e confetti. Titolo e incipit rimangono come ispirazione per tutti ma poi, come è giusto che sia, la storia di Maria e Franco prende altre vie, viaggia da Mosca a Gaza fino a New York, si sviluppa in epoche diverse e con diversi destini.
Decidiamo che l’unica a inserire tutti gli appunti lasciati da Attilia e a ricostruire una storia un po’ più simile al reale sarò io.
Perché Bombe e confetti è una storia vera, accaduta a Cornale, un piccolo paese alle porte di Voghera, alla famiglia di Attilia durante la seconda guerra mondiale.
Oltre a me, ad Anna, ad Antonella e a Maria Elena, accettano di partecipare con un racconto Maria Giovanna Luini, Euro Carello, Heiko Caimi, Emanuela Citerio, Elena Cristina Bolla, Mara Bertazzoni, Gianluca Papadia, Paolo Repossi, Bruno Civardi, Marco Bonacossa e Giorgio Macellari che, in nome della lunghissima amicizia che lo legava ad Attilia. si fa carico anche di pubblicare l’antologia attraverso la sua casa editrice, Primula Editore.
E sempre Macellari propone di unire il ricordo per Attilia a una raccolta benefica e così, per ogni copia venduta, su 15 euro, 6 saranno devoluti all’associazione “Luca per non perdersi nel tempo”, creata da Piera e Lorenzo Bassi in memoria del figlio scomparso nel 2011, con le finalità di raccogliere fondi per la ricerca su linfomi, mielomi e leucemie, destinati a PaviAIL, Onlus sezione autonoma della provincia di Pavia dell’AIL nazionale.
Scritti i racconti e trovato un editore, mancava solo qualcuno che realizzasse la copertina. In aiuto ci è venuto l’artista pavese Marco Tomasi, con un disegno semplice ma di grande impatto: i contorni di due figure femminili in bicicletta, tratto nero su sfondo bianco.
L’entusiasmo con cui tanti autori hanno accettato di partecipare a Bombe e confetti mi commuove; alcuni di loro hanno conosciuto Attilia Vicini, altri no, ma hanno capito il senso di questo omaggio: ricordarla e farla rimanere ancora insieme a noi.
“Persona eccezionale”, “vuoto incolmabile”, “esempio per tutti” sono frasi che ricorrono a ogni dipartita e che, personalmente, mi danno sui nervi ma – accidenti – sono perfette per una donna che era mille donne insieme: insegnante, antifascista, femminista, “befana progressista” (come amava definire se stessa e un gruppo di amiche di cui facevo orgogliosamente parte), viaggiatrice curiosa, amante dell’arte, del cinema, della musica, dei libri. E poi ancora generosa, leale, tenace, coraggiosa.
E amica.
Capace di attirare persone, creare legami e collaborazioni, anima instancabile della vita culturale di Voghera e dell’ Oltrepò, zone difficili che arrancano e sbuffano sotto il peso di un disinteresse civile e culturale sempre più diffuso.
Ma Attilia era una combattente e una resistente.
E noi con lei. O almeno ci proviamo.
E ci abbiamo provato con quindici storie che declinano la vicenda di Franco e Maria nei più svariati modi, portandola dalla Cornale degli anni ’40 a Mosca, da NY fino alla striscia di Gaza, nel dopoguerra fino ai giorni nostri.
I racconti miei e di Anna Martinenghi contengono altri stralci originali lasciati da Attilia, riconoscibili in quanto trascritti in corsivo, ma l’unica ad aver usato tutti gli appunti originali sono io: il mio racconto risulta dunque il più simile a quanto accaduto davvero e – sorpresa – leggendolo scoprirete che i veri protagonisti non sono Maria e Franco, bensì… beh, ve lo lasciamo scoprire da soli e dopo averlo scoperto capirete meglio il senso del disegno in copertina.
Però non abbiate fretta, non correte subito all’ultimo racconto.
Gustatevi tutti i quattordici racconti che precedono quello finale: assaporateli con calma, ad uno ad uno, proprio come se fossero confetti.
©Viviana Gabrini
©Immagine di copertina Marco Tomasi