A Eluana Englaro
IL TUO CORPO
Il tuo corpo
Abitato da muscoli e vene, nervi e ossa
Altare unico e irripetibile del mio amore
Fucina di emozioni
Rogo di paure e silenzi.
Il tuo corpo
Steso immobile su un letto
da un tempo così lungo
da non riuscire a contarlo.
Il tuo corpo
Silente e lontano
Irraggiungibile come un altro sistema solare
Vicino come il negozio del droghiere.
Il tuo corpo
Assente di gesti
Vuoto di emozioni
carico dei nostri ricordi.
Il tuo corpo
Assediato da tubicini, canule, siringhe
Osservato da medici e infermieri
Dimenticato dai più
Venerato da me che non posso più averlo.
Il tuo corpo
Era la mia casa
Ed ora è un castello circondato da mura altissime
Trapunto d’aghi come il cielo di stelle
Stelle che gocciolano sangue
E sudore
Ma non lacrime
Perché il tuo corpo non sa più nemmeno piangere.
Il tuo corpo
E’ spento di sorrisi
E’ solo involontario battito di palpebre
Incapace di gustarsi il sapore dolce di una caramella
E quello salato di un pezzo di pane.
Il tuo corpo
E’ un granello di rena incastrato nelle suole delle scarpe
Un semino infilato tra i denti.
Una perla nascosta dentro un’ostrica.
Il tuo corpo
E’ quello di un pendolare
che qualcuno ha gettato dal treno
a metà del viaggio
in una landa deserta e sconosciuta.
Il tuo corpo
E’ un cuore che continuano a far battere
Come un tamburo nelle mani di un pazzo
E’ uno stomaco che continuano a riempire
Come un sacchetto della spesa
E’ una mente che non esiste più
Sipario calato.
Il tuo corpo
Vorrei esistesse solo nei miei ricordi
Nelle foto di quand’era corpo bambino
O giovane e scattante
E vivo
Vivo
Non trasformato in un tavolo da gioco
Su cui gettare carte truccate.
Il tuo corpo
Non è più mio.
E non è loro.
E non è di nessun dio.
Il tuo corpo
Liberato dalla prigione di se stesso.
Il tuo corpo
Vorrei liberarlo io, mio amore
Invece posso solo sorvegliarlo
E sfiorarlo con le mani
E sperare di avere la fortuna
Di chiudere gli occhi
Un minuto dopo i tuoi.
© Barbara Garaschelli, 2008