A volte capita di incontrare persone che porterai sempre con te nel cammino della tua vita. Succede quando ci cresci insieme, quando condividi esperienze, passioni, progetti. Capita quando c’è stima non solo per quello che si fa, ma anche per quello che si è. La mia amicizia con il fotografo Marco Priori è di questo tipo. Sono stati innumerevoli i progetti che abbiamo affrontato insieme, da report fotografici sulla costruzione di ponti ciclopedonali, a mostre dove anche io ho impugnato la macchina fotografica, a esperienze di tutt’altro tipo, musicali, ludiche (sette anni di avventura in un gioco di ruolo non sono da tutti) e, perché no, gastronomiche (be’, è facile partecipare a “progetti” di questo tipo quando ti invitano a cena e l’altro è cuoco professionista).
Marco è una di quelle persone che quello che gli dai da fare lo fa bene, da un assolo di chitarra rock al mitico polletto arrosto alle spezie. Ma Marco sa soprattutto catturare il momento. Nei suoi scatti sono nascoste storie che hanno una sorta di volontà propria di essere raccontate. Per alcuni anni è stato presidente del Circolo Culturale Jesino Massimo Ferretti dando concretezza a idee per certi versi innovative, sperimentando nuovi approcci e favorendo lo scambio culturale tra soci e relatori dei workshop e dei seminari organizzati. Vincitore nel 2018 al concorso FIAF MARCHE Immagine dell’anno con uno scatto a dir poco vertiginoso, non potevo non chiedere proprio a lui una foto per il progetto AltriVolti che con gli altri Sviaggiatori, i musicisti Franziska Frey, Michael Fortunati, Stefania Carcupino che a turno ci accompagnano, il sostegno dell’Associazione Culturale Tessere Trame e la guida di Barbara Garlaschelli sta girando l’Italia.
- Partiamo proprio da AltriVolti. Vuoi raccontarci la tua foto?
Alessandro, vorrei prima di tutto ringraziarti.
Penso alle possibilità di confrontarsi che vengono offerte dagli scambi di pensiero, dalle sensazioni condivise, da astrazioni che diventano sembianze. Sono impulsi descrittivi e immagini naturali che rendono la bellezza di questa amicizia. La fotografia in AltriVolti rappresenta un tesoro prezioso, chiuso in me: il volto amato di mia nonna. Il suo sonno durante l’inverno, con la coperta preferita e il berretto che le dava tranquillità, è un attimo fermato nel tempo. Vorrei la stessa intima e riservata tranquillità nei miei sonni. Per arrivare alla foto che volevo ne ho scattate moltissime. Di sicuro questa la rappresenta al meglio ed è per me la più coinvolgente.
- Noi abbiamo una fortuna: il mare a due passi da casa. Come diceva J.C. Izzo, la felicità, di fronte al mare, è un’idea semplice. Se dico mare, a cosa pensi?
Al mare in inverno, uno dei primi progetti di lunga data che sviluppai dal titolo Consuetudini dell’avversa stagione. È un progetto in divenire, una raccolta che non finirà mai perché subisco un fascino particolare quando sono vicino al mare. Ha il profumo di introspezione e riflessione, la spiaggia. Cruda, regala le sue nudità smascherate dalle consuetudini delle persone in estate, qui totalmente assenti. Gli oggetti si animano attraverso il vento, la foschia, la pioggia e i gabbiani si dividono tra onde e nuvole, la vegetazione sembra respirare la calma desiderata. Il bianco e nero è il migliore mezzo per rappresentarlo, carico e profondo il nero, colmo e candido lo spazio celeste.
- Nasce dalle onde la tua passione per la fotografia, o l’origine è da cercare altrove?
Certamente, inizia tutto da qui, dal nostro mare. Durante i miei primi passi nel mondo della fotografia, proprio come lo sciabordio delle onde, ho ripetuto numerose volte lo stesso tratto di spiaggia. Ogni volta erano scenari diversi, come il mio stato d’animo.
Ho provato subito a chiudere gli occhi, a immergermi nel buio, per poi riaprirli e osservare ciò che mi circondava: tutto sembrava accentuato. Sono questi i miei scatti migliori. - Sei una persona estremamente perfezionista. La passione va coltivata, ma anche educata. Quanto tempo dedichi alla fotografia e come cerchi di raggiungere sempre nuovi traguardi?
Sono romanticamente innamorato delle immagini e dei grandi autori del passato. Penso che i risultati vengano quando hai a disposizione molteplici esempi, ma non solo dalle immagini. Importanti sono la filosofia che c’è dietro e le idee nate da letture e da riflessioni. Quando sai esattamente quello che vuoi rappresentare tutto diventa più semplice e il tuo modo di fotografare più efficace. C’è una metodologia che acquisisci con l’esperienza che diventa una zona di confort: sai che quello sguardo ti piace e ricerchi di riprodurlo. Per perfezionarmi faccio moltissime fotografie. Ognuna ha una firma personale che cerca di essere il più possibile coerente. L’immagine deve soddisfare il pensiero e l’emozione che provo in quell’istante. Cerco di educato il mio modo di vedere attraverso l’obiettivo che, combinato al mio gusto personale, mi permette di differenziarmi da altri. E poi cerco di fare fotografia quasi ogni giorno, anche quando non ho con me la macchina fotografica: le immagini le salvo nella mente.
- Nella tua storia personale c’è un grandissimo amore: il Giappone. Vuoi parlarcene un po’, di come questo rapporto sia nato e di quanto sia importante per la tua fotografia?
Sono cresciuto con il mito del Giappone: le sue stranezze, le storie narrate dai manga, dai romanzi, dai film, hanno influenzato la mia immaginazione. Inoltre, un giorno lessi “Tokaido”, di Lucia St. Claire Robson, romanzo che racconta le vicende di una giovane donna costretta a un lungo viaggio tra insidie e difficoltà, senza mai sminuire il valore della cultura e delle buone maniere. In questa ambientazione affascinante, ho trovato anche un modello comportamentale. Visitare il Giappone, con scatti raccolti in TokyoArea, mi ha dato modo di riflettere su molte mie situazioni personali, mi ha insegnato a ricercare la soluzione ai problemi rallentando il pensiero, prendersi un tempo adeguato per le decisione importanti.
- Catturare l’attimo. Cosa significa per te?
Significa ritrarre momenti consueti o inconsueti di un comportamento umano. Una fotografia rubata e istintiva che racconti come tutto sia un istante. Anche fotografare ha un tempo. - Cosa penserà di te chi tra cento anni osserverà i tuoi scatti?
Spero che chiunque riesca a percepire la mia sincerità nel ricercare le immagini e il mio desiderio di raccontare la bellezza attraverso il mio punto di vista. Non so quale sarà evoluzione dell’immagine fra cento anni, spero non vada mai perso il piacere di fare e vedere fotografia.
- Daresti dei link o delle indicazioni a chi vorrebbe conoscere meglio le tue foto?
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Circolo Ferretti
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instagram - Progetti futuri?
Ho in mente tre progetti, un nuovo libro sul Giappone, incentrato maggiormente sui volti incontrati. Un secondo progetto dal titolo Di conseguenza gli sguardi, con immagini di Street Photography. E un terzo progetto che alimenterà la mia passione per la pittura: le fotografie rappresenteranno alcuni miei ipotetici “Dipinti” visti attraverso l’ottica fotografica. Poi magari aprirò un sito internet o un Blog che parli di fotografia.
Un caro saluto a Marco Priori, amico e Special Guest di Sdiario.
©Alessandro Morbidelli, 2019
Se siete interessati al libro AltriVolti (sdiarioedizioni) scrivete a altrivolti@gmail.com