A Cutro,
mia madre bambina,
per un pugno di anni,
bagnò le sue estati.
Ripeteva,
da adulta,
l’ accordo iniziale
della fiaba
sussurrata
a più voci,
da questi
e altri minuscoli
punti
di sutura,
sparsi
a caso
che
abitò,
in un girovagare
da migrante
fortunata.
Oggi,
non riconosco
quel mare
che descriveva
con gli occhi
ancora
abbagliati
dal sole benigno
di quei giorni
antichi,
nella furia liquida che
questa notte,
indifferente,si è chiusa
su un diverso
vagare,
come
l’ estremo insulto
ad una nuova infanzia,
avvitata
alla disperazione
di altri padri
e medesime madri,
dentro un destino
casuale
e osceno.
Imploro
un mondo sottile,
alle porte
del quale,
ogni mare si fermi,
nessuna madre
muoia,
ogni viaggio
sia lieve,
la pelle
non sia confine,
ma sintesi
perfetta
di umanità,
spiaggia d’ estate
e non,
di nuovo,
sepolcro
di febbraio.
2023-03-19