Sono le lacrime di riso, le lacrime di pianto
l’amica del cuore
il cuore spezzato dall’amore.
GIOVANNA
Perché aveva fatto quella telefonata? Perché, se sapeva che lui non ci sarebbe stato? Perché?
Per sentire la sua voce, ecco perché.
Già già.
Per quanto avvilente, stupido, patetico potesse sembrare, era l’unico motivo per cui aveva fatto quella telefonata. Per sentire la sua voce, anche se solo su nastro; anche se non poteva sentirgli dire le cose che amava tanto: quelle meravigliose e fulgide bugie con cui l’aveva nutrita per quasi due anni.
Solo per quello.
Già già.
Lui non avrebbe risposto, lo sapeva, ma lo avrebbe fatto la sua voce: bassa calda leggermente nasale. La voce con cui le aveva sussurrato parole dolci come zucchero filato; vere come diamanti nelle uova di cioccolato.
Giovanna si alzò dal divano su cui era rimasta accartocciata per quasi un’ora. Posò la cornetta di fianco al ricevitore. Dall’altra parte arrivava solo una serie ininterrotta di TUTUTUTUTU. Barcollò un istante e chiuse gli occhi perché il mondo avesse il tempo di fermarsi. Quando li riaprì la stanza aveva smesso di girare. Gettò un’occhiata all’apparecchio e fece un lungo respiro. Un lungo lunghissimo respiro.
Quando l’aveva conosciuto aveva capito che, finalmente, dopo tanti fallimenti, aveva trovato l’uomo giusto. Si era dimenticata all’istante di tutti gli uomini conosciuti durante la sua vita, tanti quanto i grani di un rosario. Quando l’aveva guardata dritta negli occhi, Giovanna aveva sentito il suo passato esplodere come una bolla di sapone e dissolversi.
Quante ore aveva passato ascoltandolo parlare?
La sua voce, la sua bella voce.
Già già.
L’aveva cullata per così tanto tempo con la sua bella voce. Le aveva raccontato tante cose: che sarebbero partiti per un viaggio in Kenia; che avrebbero comperato casa insieme; che avrebbe posto tra la lui e la sua cara mamma chilometri di distanza; che l’ avrebbe sposata e amata sino alla fine dei giorni.
Se fosse stata meno innamorata avrebbe capito subito: uno non può sposarti e promettere di amarti fino alla fine dei giorni. Come tutti sanno, è una contraddizione in termini.
Ma lei gli aveva creduto. Credeva a tutto quello che lui le raccontava, anche quando le diceva di amare la famiglia.
Lei pensava alla famiglia che avrebbero avuto.
Lui parlava della famiglia che aveva già.
Una moglie.
Due figli.
Un cane lupo.
Due pesci rossi.
Era stato doloroso scoprire questo piccolo particolare, ma anche lei amava le famiglie, c’era qualcosa che la inteneriva in loro, in tutte loro.
E la telefonata, la telefonata di poco prima era stata tremenda.
“Risponde il maggiordomo telefonico di Sandro, Alessia, Giulio e Rodolfo. La family è momentaneamente assente. Lasciate il messaggio e vi richiameremo”.
La family è momentaneamente assente.
La family la family familyfamilyfamily…
E sentire quei nomi sputati come nocciolini di uno stesso arancio, perle di una stessa collana, denti di una stessa bocca.
Una famiglia.
Già già.
Mosse alcuni passi e si avvicinò alla finestra. Guardò in strada e poi voltò la testa verso il corpo disteso per terra, immoto.
Sì, ascoltare la sua voce registrata era stato un dolore terribile.
Ora qualcuno avrebbe dovuto avvertire la family di cambiare messaggio, qualcosa del tipo: “Risponde il maggiordomo telefonico di Alessia, Giulio e Rodolfo. Sandro è definitivamente assente. Lasciate un messaggio e i congiunti vi richiameranno.”
Già.
©Barbara Garlaschelli, 1997, Frassinelli