LA POSTA DEL PANCREAS: DILLO A VIV!
(Donna Fuori Tempo)
Cara Viv,
mi sono innamorata per la prima volta, o almeno credo.
Ho vissuto per quarant’anni con un solo uomo che mi ha voluto bene e mi ha lasciato in eredità, dopo un infarto fulminante, un gran patrimonio in case e terreni. Ora sono sola con i miei soldi, i miei mobili e i miei quadri. Ho conosciuto un taxista. Mi ha accompagnata a casa e mi ha coccolata come nessun altro; è sempre disponibile ad accompagnarmi in giro per la città a fare spese e mi porta sempre le borse fino su, all’attico. Gli piacciono molto i miei tappeti persiani e spesso ci stendiamo lì, insieme.
Ho un solo dubbio: come faccio a tenerlo sempre con me? Lui non si vuole mai fermare oltre il tempo necessario, ma per me è sempre troppo poco. Lo potrò mai sposare o non si usa più? Sono una donna all’antica ma non so come comportarmi…
Grazie anche solo per avermi ascoltata
Donna Fuori Tempo
Cara DFT, ho riletto tre volte la tua lettera perché la mia attenzione faticava ad appuntarsi oltre le prime quattro righe: eredità, gran patrimonio, case, terreni. Sola.
Come dire: tutti gli ingredienti della perfetta felicità.
Per questo ho faticato a cogliere il nesso con il passaggio successivo: taxista, disponibile, non si vuole fermare oltre il tempo necessario.
E, di nuovo, i mattoncini basilari dell’estasi esistenziale.
Davvero vuoi rinunciare a tutto questo?
Tesoro caro, non so quanti anni tu abbia, ma se con il caro estinto hai passato quarant’anni non penso tu sia più una fanciullina.
Insomma, ci hai messo una vita a guadagnarti il Walhalla della vedovanza e ora che fai? Vuoi fare retromarcia e riprecipitare nel girone infernale delle femmine accoppiate-scoppiate?
Sei seria?
Hai tutto quel che ti serve per condurre una vita felice, serena e appagante. Il TUO patrimonio, le TUE case, il TUO attico dove, periodicamente, puoi far transitare il taxista servizievole, ma anche il giardinierie accudente, l’imbianchino premuroso, il sarto sorridente, l’idraulico paziente e il fruttivendolo gaudente.
Sposarti? Di nuovo? Che cosa non hai capito bene della prima volta?
I calzini da lavare? La tavoletta del wc da abbassare? I peli nel lavandino da pulire?
Se non fosse stato per un primigenio errore di trascrizione, sappi che le favole si sarebbero concluse con un “…e vissero per sempre felici e contenti. Ognuno nel proprio castello”.
E invece no. Un qualche traduttore frettoloso ha tagliato corto e da allora milioni di donne vivono con il mito dell’uomo-in-casa.
Sciocchezze. Oramai lo sappiamo benissimo che, varcata la soglia della nostra abitazione, l’uomo viene colpito da una tremenda maledizione che lo trasforma in muffa, di quelle che spatoli via dal divano solo con una cazzuola e un folletto aspiratutto. Una creatura mitologica, metà divano e metà pure.
Apriti al mondo, cara, ma non aprire casa tua. Splanca le braccia a nuove conoscenze. E non solo le braccia. E ogni volta che tentazione di convivenza e matrimonio ti coglierà, passa subito al maschio successivo.
In bocca al lupo e tienimi aggiornata!
Viv
© Viviana Gabrini, 2018