3Scene [3] di Alessandro Morbidelli

SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO

“Solo gli amanti sopravvivono” di Jim Jarmush.

Tangeri di notte è un labirinto di polvere gialla sopita sulla pietra gialla bagnata dalla luce gialla. Tangeri di notte è squarciata da una lama lenta e bianca. È un silenzioso scivolare puro e asettico, minimale e muto, che taglia le strade come il burro.
Eve. Il nome della prima donna.
Si muove tra i vicoli come chi quei vicoli li possiede dall’inizio dei tempi.
Passi a rallentatore, che non alzano suono o rumore, che non svegliano coscienze o curiosità.
Oltrepassa portoni scrostati, lesene di ceramica spaiate dal vento, grate di legno accecate dalla sabbia stretta a grumo. Bianca, lei, come le i vestiti che indossa, pesanti, e come i guanti di pelle. Bianca come i suoi capelli che del biondo hanno solo una memoria sospesa. Bianca come la busta di plastica che tiene in mano, una busta che proviene da una farmacia.
Eve. Il nome della prima donna.
Si perde dietro l’angolo.
In una stanza addobbata di stoffe e di volute di fumo, il contenuto della busta è scoperto e messo sopra un tavolo. Da piccole bottiglie di vetro, il vecchio Marlowe versa il liquido rosso in un bicchiere decorato.
I suoi sono gli occhi di chi ha sempre avuto bisogno di sangue per continuare a vivere.

Il parabrezza investe una nuvola di foschia. Le luci di Detroit sono fredde, infilzate da quelle delle insegne e dei semafori. Adam, il nome del primo uomo, guida una Buick dell’87 attraverso la notte. Eve è seduta accanto a lui. Ha gli occhi e l’espressione di una bambina. Si sorprende ogni volta. Si guarda intorno, a spiare il bordo della strada. Poi alza lo sguardo. Attraverso il parabrezza. Oltre il cielo.
«Lo sai che lassù c’è un diamante grande quanto un pianeta?», gli dice.
Adam continua a guardare la strada. Sul suo volto è adagiata una luce infinita e segreta che indossa i toni del verde, «È una nana bianca, il cuore compresso di una stella. E non è solo un diamante splendente, ma emette anche la melodia soave di un gigantesco gong…»
Adam sorride.
«Un diamante…» sussurra, «… che emette la melodia soave di un gong gigantesco…» e le ultime due parole le pronunciano insieme, invertendole da come erano state pronunciate prima, come se l’avessero sempre saputo, che la somma di due dà sempre lo stesso risultato.
«Dove si trova?» le chiede.
«È a soli cinquant’anni luce da qui. Nella costellazione del Centauro.»
«E chissà che suono ha…»

Decadente l’intonaco alle pareti, fragile e polveroso, scoperto nelle ossa dei ferri, dei chiodi, dei cavi. Decadenti le trame delle tende, le demolizioni. Mattoni in equilibrio sotto lampade in ottone accese per disperazione dal buio. E pile di scatoloni. Libri. Fogli sparsi. Eve. Il nome della prima donna. Indossa una veste di seta e nient’altro. Arriva con passi furtivi alla porta del salone. Si ferma, sul volto compare lo sgomento e la sorpresa. Lascia cadere una boccetta d’argento dalla mano.
Sul divano, seduto con la camicia aperta sul petto, occhi chiusi e giugulare squarciata, c’è Ian.
Sopra di lui, bella e sensuale come una malattia che non fa male, distesa in un sonno sazio, coperta da una sottoveste di pizzo nera e da calze chiare a pois, bocca lorda di sangue, c’è Ava.
Ava. Il nome della seconda donna. Sorella di Eve. Tutt’intorno è distruzione. Gli strumenti musicali di Adam, i suoi dischi, tutto in frantumi.
Eve si avvicina al divano e si siede. Gira la testa di Ian.
«Cazzo…» dice, mentre Ava mugugna ridestandosi dal sonno.
Eva la afferra per le spalle, la solleva e la spinge proprio accanto a Ian.
Ava si lamenta. La smorfia tradisce i denti della fiera. Eve allora le infila due dita in bocca, cercando di misurare con l’indice e il pollice la lunghezza della zanna mostruosa.
«Questo è il dannato ventunesimo secolo…» le dice con rabbia.
Ava si volta verso Ian.
«Non volevo…» piagnucola, «Era troppo carino, però. Adesso mi sento male.»
«Che cosa ti aspettavi? Lavora nell’ambiente della musica, cazzo!»
«Lasciami stare…»
Poi si voltano entrambe, ammutolite.
Adam è sulla porta, torso nudo e sguardo torvo.
«Ti sei bevuta Ian… ti sei… bevuta… Ian…» dice.
Ava sorride come fanno i bambini cattivi, rovistandoti l’amore nell’anima.
«Scusa…» dice.
Ed è bellissima.

© Alessandro Morbidelli, 2017


Alessandro Morbidelli è tra gli autori dell’antologia “IN VIAGGIO” (collana Sdiario, Edizioni del Gattaccio).
Per acquistarlo potete scrivere a: info@edizionidelgattaccio.it
Buona lettura!

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