“IL MOMENTO IN CUI LE COSE COMINCIARONO A STACCARSI DALLE PAROLE, E NIENTE CORRISPOSE PIÙ A NIENTE”
Questa frase è tratta da “ Città di vetro”, uno dei tre romanzi di Paul Auster che compongono la Trilogia di New York. Ci troviamo in un’atmosfera surreale e spiazzante, dove nulla mantiene contorni netti e tutto sfuma, sbiadisce, evapora. La città replica l’eterno smarrimento della condizione umana.
Quando la solitudine si manifesta? Parlo di quella solitudine che non ci lascia punti di riferimento, quella che strappa dal cielo ogni stella e costringe il marinaio a improvvisare una rotta cieca in mare aperto. La solitudine che non accoglie, non abbraccia ma scuote, spinge, sbatte a destra e a sinistra fino al capogiro letale di chi sviene a se stesso.
Ecco, questo tipo ti solitudine accade nel momento in cui le cose cominciano a staccarsi dalle parole e niente corrisponde più a niente. Per questo diventa salvifico nominare le cose, non permettere il distacco tra queste e la parola. Nominandole, noi le facciamo esistere, e la nostra solitudine non potrà mai essere del tutto sola.
© Elena Mearini, 2017
Elena Mearini è tra gli autori dell’antologia “IN VIAGGIO” (collana Sdiario, Edizioni del Gattaccio).
Per acquistarlo potete scrivere a: info@edizionidelgattaccio.it
Buona lettura!