“TUTTO QUELLO CHE HO PER DIFENDERMI È L’ALFABETO,
È QUANTO MI HANNO DATO AL POSTO DEL FUCILE”
Questa frase è tratta da “ Operazione Shylock”, romanzo del 1993 dello scrittore statunitense Philip Roth. La storia è una sorta di cronaca che descrive in maniera più precisa possibile avvenimenti dei quali l’autore è stato protagonista nel 1988. Culmina con la partecipazione di Roth ad una operazione di controspionaggio per il Mossad, servizio segreto israeliano. Nonostante sia presentata come “ confessione”, resta dubbio stabilire quali fatti siano reali e quali frutto d’invenzione. Nella frase sopra citata emerge il potere bianco della parola, quello che combatte con munizioni di senso e bellezza, capace di far esplodere il meraviglioso che sta nelle cose. L’alfabeto è un insieme di segni che si compie solo attraverso la vita, un fucile creato per celebrarla anziché abbatterla. Possederlo significa avere tra le mani infiniti orizzonti, molteplici combinazioni di sguardo che generano di continuo nuovi mondi. L’alfabeto è una grande madre che dispensa vita, regala inizi. Non stringe affari con la fine, non offre la mano alla morte. È così che vince. Sempre.
© Elena Mearini, 2017