NOVEMILA PEZZI
Il poeta bambino ricompone puzzle azzurri da novemila pezzi. A volte sono cieli, a volte sono mari rettangolari. Decide solo alla fine. Nell’azzurro trova mille altri azzurri e mille altri verdi ancora. Che il verde e l’azzurro sono colori fratelli. Un attimo li trovi stretti e abbracciati, l’attimo dopo lontani e arrabbiati.
Il poeta bambino non sa di essere un poeta. Conosce il silenzio necessario per dire tutto. Conta i battiti del suo cuore senza stancarsi. Sa distinguere il punto di azzurro che all’orizzonte divide cielo e mare, ma lui dice: «Quello è il punto d’azzurro che unisce il cielo al mare». E se non è poesia questa…
Il poeta bambino piange e ride, è felice e si arrabbia, come fanno tutti i bambini. Che tutti i bambini sono poeti, ma non lo sanno, perché poi crescono. E crescendo è difficile conservare la poesia. Crescendo la poesia va in pezzi: te la rubano, te la sporcano, la prendono in giro. Così molti bambini che sono stati poeti ci rinunciano. Ma lui no.
Il poeta bambino diventato grande i suoi frammenti di poesia se li è tenuti addosso. A volte fanno così male: lacerano la pelle, si conficcano nella carne. Gli altri non capiscono perché mai si tenga addosso un simile fardello. Lui risponde che solo senza pelle si può sentire il peso del cuore di una libellula, le sue ali d’aria, le sue sostenibili leggerezze. Che se incontrassimo una libellula un milione di volte più grande del vero, il cuore della libellula sarebbe un milione di volte meno leggero. Quindi chissà cos’è meglio davvero.
Il poeta bambino diventato grande trova frammenti mancanti di poesia nelle pozzanghere dopo i temporali, in uno sguardo limpido, nella tela sottile di un ragno ed è come ricomporre puzzle azzurri da novemila pezzi. Una cosa che lui sa fare.
Gli dicono che ricomporre puzzle azzurri da novemila pezzi è assurdo e inutile. Ma lui conosce il silenzio necessario e sa quanto male fa quando manca anche un solo pezzo alla vita di chiunque. Lui cerca nuovi pezzi e li mette insieme. Anche se il puzzle ora ha molto più di novemila pezzi e non è più rettangolare. È grande ed è prezioso.
Tutti quelli a cui manca un pezzo vanno dal poeta bambino diventato grande, che toglie loro i frammenti di poesia conficcati nella carne, aggiungendoli al suo puzzle e medicando quelle brutte ferite con la pelle nuova di una bolla di sapone.
Così quando incontrate una persona trasparente, con la pelle di una bolla di sapone, attraverso cui la luce entra e può anche uscire, potete star certi che è una di quelle anime belle consolate da un pezzo di poesia. Un pezzo piccolo, azzurro, necessario, stretto nelle mani di un poeta bambino diventato grande.
© Anna Martinenghi, 2017